Tecnica
ESPERIENZE
DI ALLESTIMENTO (ACQUARIO AMAZZONICO) di Stefano Caproni |
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L’allestimento di un acquario, biotopo, di comunità,
olandese o altro, presenta aspetti talmente particolari che riunirli in
un’unica esperienza sarebbe presuntuoso. Alcune scelte presentate in questa descrizione sono
infatti frutto di osservazioni ed esperienze, ma possono trovare riscontro anche in soluzioni completamente
diverse. In queste poche righe si vuole semplicemente descrivere la realizzazione di un acquario, già installato e avviato con discreti risultati, dare spunto al lettore per valutare alcune soluzioni adottate per migliorare aspetti di conduzione della vasca, sicuramente non fondamentali, ma utili per una migliore gestione della vasca, per condividere osservazioni sul comportamento delle specie di pesci e piante immesse nell’acquario già avviato. PREMESSA La maggior parte dei pesci immessi in un acquario di questo tipo (con alcune eccezioni che descriveremo più avanti), provengono dal biotopo amazzonico, caratterizzato da acque da acide a leggermente acide, comunque con durezze non troppo elevate. In fase di installazione o meglio di progettazione della vasca, a mio avviso, bisognerebbe fare alcune valutazioni inerenti la disponibilità di acqua da parte dell’acquariofilo. La maggior parte di noi, ovviamente, ha a disposizione una grossa fonte di prelievo di acqua, il rubinetto di casa. Ma questo purtroppo non basta. L’acqua del
rubinetto, non sempre è adatta al nostro scopo,
può presentare valori troppo diversi da quelli che vorremmo
avere nel nostro acquario. Di certo i pesci ormai allevati da generazioni,
tra i quali proprio alcuni di quelli che hanno interessato la
realizzazione dell’acquario amazzonico, non sono certo così esigenti
in fatto di valori chimici, da dover pensare per forza ad un acqua
praticamente identica a quella del bacino amazzonico (lo stesso bacino
tra l’altro, presenta caratteristiche chimiche dell’acqua
notevolmente diverse, vista la sua vastità). Io non sono per la ricerca spasmodica della correttezza dei valori chimici, ma comunque ricreare condizioni simili al bacino di provenienza, ha uno scopo sia didattico che educativo, specialmente nelle nuove leve, inoltre potrà offrire le migliori condizioni in casi particolari, come le riproduzioni dei ciclidi nani. Inoltre, specialmente in caso di appassionati con
poca esperienza, ricreare condizioni simili ai bacini di provenienza, ci
potrà far dormire sonni tranquilli, una volta acquisita la necessaria
esperienza potremmo agire con cognizione di causa per modificare alcuni
valori secondo le necessità. Tornando all’acqua di rubinetto, se questa non
è adatta allo scopo esistono in commercio vari prodotti che servono a
modificare chimicamente i valori, anche se io li sconsiglierei, in primo
luogo perché sono modifiche temporanee, che non hanno nessuna utilità
se poi l’acqua che utilizziamo per i cambi ha valori sbagliati in
partenza, in secondo luogo perché mi sembra assurdo modificare con
sostanze chimiche dei parametri come la durezza, quando è possibile
modificarli tranquillamente con acqua di osmosi. Quindi prima di partire con l’avventura di allestimento di un qualsiasi acquario, sarebbe meglio valutare la disponibilità di acqua di osmosi nella propria zona, la voglia di andarsela a prendere ogni tanto, poi risulta necessario misurare alcuni valori chiave dell’acqua di rubinetto in modo da capire come tagliarla con l’acqua di osmosi per ottenere buoni valori per le specie di pesci che intendiamo allevare. Tagliare con acqua di osmosi l’acqua del rubinetto risulta valido anche per diluire le sostanze inquinanti presenti già nella stessa, in particolare nitrati e fosfati, nel caso della mia acqua ad esempio i nitrati nell’acqua del rubinetto sono già a valori di 10mg litro. I cambi di acqua servono per diluire le sostanze
inquinanti nell’acquario, se poi usiamo acqua che presenta già degli
inquinanti, il cambio diventa un’operazione inutile. NON SONO I PESCI CHE SI DEVONO ADATTARE ALLA NOSTRA ACQUA, MA E’ LA NOSTRA ACQUA CHE DEVE ESSERE ADATTATA ALLE ESIGENZE DEI PESCI. LA VASCA L’acquario utilizzato, del volume lordo di 200
litri (100x40x50), è stato dotato di un filtro interno della capacità
lorda di 16 litri, ha un
coperchio in plastica con vano per alloggiamento gruppi di accensione. La precisazione si rende necessaria perché a mio
avviso l’installazione dei gruppi di accensione all’interno del
coperchio non è raccomandabile, per vari motivi. In estate i gruppi di
accensione (i reattori arrivano anche a temperature di 70/80 gradi) non
permettono di limitare l’aumento della temperatura all’interno della
vasca, la plastica su cui si appoggiano i gruppi di accensione va
incontro ad un precoce invecchiamento,
nel mio caso, essendo l’acquario usato ed avendo avuto sempre i
reattori nel vano del coperchio, durante l’eliminazione del vano
stesso, la plastica si sbriciolava e presentava evidenti fratture. Il
rischio che un gruppo di accensione cada in acqua è forse remoto, ma è
meglio escluderlo. Averlo inoltre fuori dall’acqua ci permette di fare
operazioni di manutenzione senza andare ad operare sul coperchio e
scuotere l’acquario. Inoltre, ed è un’altra piccola sfumatura, l’eliminazione del vano porta oggetti, mi ha permesso di aggiungere una lampada. IL FONDO La granulometria della ghiaia utilizzata è
abbastanza fine, 2/3 mm, un fondo che rimane decisamente abbastanza
compatto. Nonostante questo ed il fatto che le piante radichino con
decisione, in caso si debbano togliere, con un po’ di pazienza le
stesse si possono estrarre senza danneggiare le radici e senza sporcare
troppo l’acqua. Il fondo è stato realizzato con uno strato di
circa 1/2 cm di ghiaia, sopra circa 500 grammi di laterite in polvere e
500 grammi di humus, poi ricoperto con altri 8/10 centimetri di ghiaia,
crescente in altezza verso il fondo della vasca. Sono stati utilizzati
circa 30/35 kg di ghiaia. Nel fondo è stato inserito un sistema artigianale realizzato con un tubo nel quale circola l’acqua proveniente dal filtro, 1.5 gradi più calda di quella all’interno della vasca. La realizzazione del sistema è disponibile nel
sito AFAE, o sarà presto disponibile un articolo che ne descrive la
realizzazione. L’arredamento è stato realizzato con radici di torbiera, preventivamente bollite per circa 30 minuti. Da evitare qualsiasi roccia di dubbia
composizione. Da quello che ho potuto osservare, i residui di cibo ed altri prodotti di rifiuto, rimangono appoggiati sul fondo senza infilarsi in mezzo ai grani di sabbia, proprio perché questa è appunto sufficientemente compatta. Questo, unito al sistema di movimentazione
dell’acqua sul fondo descritto in precedenza mi pare un buon sistema
per fare in modo che gli avanzi di cibo e gli escrementi dei pesci,
proprio perché non si infilano nella ghiaia, siano un mossi dalla
debole corrente che c'è sul fondo e vadano a finire inesorabilmente nel
filtro, specialmente quando la portata viene aumentata per qualche
minuto, la circolazione sul
fondo diventa abbastanza turbolenta. Essendo una ghiaia molto fine inoltre, anche piccoli pesci come i Corydoras riescono a “setacciarla” alla ricerca di cibo senza problemi. IL SISTEMA
DI FILTRAGGIO Il sistema di filtraggio è un classico biologico ossidante, interno. Il volume totale lordo del vano filtro è di 16
litri, di cui 5 litri il volume netto dei cannolicchi, 1 litro il volume
netto del materiale dedicato al filtraggio meccanico, il resto è a
disposizione del gruppo pompe e del riscaldatore. I fori di pescaggio dell’acqua sono 3 del
diametro di circa 18/20 mm, sufficienti, in base alle mie prove, per
portate di acqua molto superiori a quelle che ho utilizzato per il mio
acquario, come vedremo in seguito. Il primo foro è posizionato
praticamente radente il fondo, gli altri circa 5 e 10 cm sopra al primo
foro (quello prossimo al fondo). A mio avviso un foro di pescaggio vicino il più
possibile al fondo, permette una migliore filtrazione meccanica
permettendo ai rifiuti anche più pesanti, di poter essere aspirati nel
vano filtro, aiutati da un sistema che vedremo in seguito. Unico
inconveniente, che preciso per chi volesse migliorare il tutto, quello
del rischio che la ghiaia entri nel filtro, cosa comunque non pericolosa
in quanto la ghiaia non verrà mai aspirata fino al materiale filtrante,
si deposita immediatamente sul fondo dello scomparto con il
riscaldatore. L’accortezza dovrà essere quella di creare una
zona di ghiaia piatta nei pressi del foro di aspirazione, in modo che la
ghiaia non frani all’interno del foro. Comunque, basta non esagerare
come ho fatto io, lasciare
circa 5 mm di distanza tra il fondo e la parte inferiore del foro. I cannolicchi sono del tipo ad alta porosità in
vetro sinterizzato, inseriti all’interno di retine in nylon, in modo
da poterli estrarre facilmente in caso di operazioni di manutenzione. Le pompe sono due, una nella classica posizione, con uscita nella parte superiore del filtro, 4/5 mm sotto il pelo dell’acqua, con portata nominale 600 litri/ora, ma dotata di una strozzatura che ne limita la portata a circa 200 litri/ora, la seconda che preleva acqua sempre dal terzo scomparto, come la prima pompa, spinge l’acqua stessa in una serpentina posizionata nel fondo, che descriveremo in seguito, che ha l’uscita vicino al fondo, circa 5 cm, nel lato opposto del filtro rispetto a quello di ingresso dell’acqua. Questo permette di mantenere leggermente movimentata l’acqua vicino al fondo, in modo da tenere in movimento anche i detriti che in mancanza di corrente sul fondo, rimarrebbero dove sono. Da tenere presente che molti pesci non amano
forti correnti sul fondo, quindi l’eventuale movimento dell’acqua
sul fondo deve essere abbastanza limitato, anche perché in alcuni casi
ho notato un proliferare anomalo di alghe scure in corrispondenza dei
punti colpiti direttamente dal getto di acqua. Una portata limitata
evita o meglio limita questo inconveniente. Tornando alla seconda pompa, la portata nominale
è di 400 litri ora, è tarata al massimo, ma è dotata in uscita di un
rubinetto che mi permette di regolarla ulteriormente dal massimo ad un
minimo. La scelta mi è venuta in mente leggendo varie informazioni e commenti sui filtraggi biologici, con varie opinioni e considerazioni sulle velocità dell’acqua all’interno di un filtro biologico. Senza entrare in chiarimenti che non mi
competono, si può comunque affermare con certezza che un buon
filtraggio meccanico si può ottenere con portate elevate, o addirittura
elevatissime, mentre un
buon filtraggio biologico va più d’accordo con portate limitate di
acqua, considerando anche che spesso i nostri filtri interni sono molto
limitati per quanto riguarda le dimensioni (nella maggior parte dei
testi da me letti si parla di portate che siano circa ½ volte il volume
netto della vasca ogni ora). Un’elevata velocità di passaggio dell’acqua per privilegiare il filtraggio meccanico, o una portata più limitata per un buon funzionamento del filtraggio biologico? E perché non entrambe? Con l’installazione di due pompe in parte si può
migliorare il sistema. Nel mio caso la portata durante tutto il giorno,
o meglio quella abitualmente attiva, è di circa 250/270 litri/ora,
ottenuta con la pompa da 200 litri/ora funzionante,
quella da 400 litri ora praticamante con il rubinetto di uscita
quasi chiuso. Una volta che l’acquario è avviato da tempo, non ho mai riscontrato problemi di opacità dell’acqua, quindi secondo me non si ha bisogno di un elevato filtraggio meccanico (sempre che si abbia l’accortezza ogni due/tre giorni di eliminare almeno le eventuali foglie morte, cosa che richiede veramente poco tempo, 5 minuti ogni 2/3 giorni se le piante crescono in salute). Un migliore filtraggio meccanico si rende invece
necessario ad esempio durante la somministrazione del cibo, specialmente
quello in scaglie, durante la piantumazione e operazioni di
“giardinaggio”, o comunque quando si va a smuovere il fondo. E’ in questo caso che il rubinetto della
seconda pompa viene completamente aperto,
la portata totale del filtro arriva a 600 litri ora (200+400). Mi sembra una discreta soluzione che sta funzionando bene, basse portate di solito, alte portate per un paio di ore quando c’è bisogno. Inoltre, è l’ho sperimentato sulla mia pelle
proprio con il mio acquario da 200 litri, in caso ci sia un guasto in
una pompa, c’è sempre la seconda attiva, anche nel caso si rompa
quella da 200 litri/ora, con 70 litri/ora si può mantenere
tranquillamente in funzione l’acquario senza nessuna conseguenza, nel
caso la situazione rimanga tale per qualche giorno, solo un paio di
cambi un po’ più frequenti del solito se l’acqua risulta più
torbida, faranno ritornare tutto a posto. Il filtraggio meccanico avviene nel secondo scomparto del filtro, prima dei cannolicchi, con spugna sintetica a porosità medio/fine, lana di perlon. A volte viene inserita della zeolite per eliminare accumuli di fosfati dovuti probabilmente a giorni di alimentazione abbondante, necessari alla presenza in vasca di avannotti. L’ACQUA
E I CAMBI Come detto in precedenza l’acqua viene
preparata utilizzando il 50% di acqua di osmosi e il 50% di acqua di
rubinetto, considerando i
valori di quest’ultima, la situazione è la seguente: kH acqua di rubinetto 6/8 ------à dopo la preparazione 3/4 gH acqua di rubinetto 12/14 ------à
dopo la preparazione 6/7 Il ph dell’acqua della vasca è 6.7, con l’utilizzo di C02 (60 bolle al minuto), ho realizzato alcune misurazioni prima di inserire la C02 ed ho rilavato un ph 7.3/7.4. (le bolle di C02 indicate non sono assolutamente
riferimento da parametrare al vostro acquario, in quanto dipende da
svariati fattori, quantità di piante, tempo di somministrazione, pesci,
caratteristiche chimiche dell’acqua, rendimento del diffusore, ecc.
Non regolate mai la C02 del vostro acquario basandovi sulle indicazioni
date da altri, anche se l’aquario ha le stesse dimensioni). I cambi sono realizzati ogni 7 giorni con 25 litri di acqua (circa il 15%), il sistema utilizzato è il goccia a goccia, utilizzando tubi da aeratore, mandando in pressione la tanica utilizzata per i cambi con un ossigenatore. Il tempo di cambio è di circa 2 ore, lo sbalzo di temperatura misurato, considerando un acqua nella tanica a circa 16/17 gradi, è di circa ½ grado, quindi praticamente irrilevante. Mi è capitato di usare per il cambio anche acqua
a temperature inferiori, posso
affermare con certezza che se il cambio avviene in due ore con sistema
goccia a goccia, in una vasca del volume netto di 170 litri, potete
tranquillamente andare e prendervi un caffè con gli amici durante il
cambio, la temperatura varierà di circa 1 grado. Nella vasca ci sono due pietre porose alimentate
da un aeratore, che non uso quasi mai, ma vale la pena di inserire i
tubi e le pietre porose prima di fare il fondo,
nasconderle poi con gli arredi e le piante, in quanto potrebbero
servire in caso di cure con medicinali, meglio pensarci prima. Una volta
fatto il fondo sarà difficile inserirle (ricordatevi di dare qualche
goccia di silicone ai tubi in pvc che mettete nel fondo, mi è capitato
in acquari con fondo basso e leggero, di vedere riaffiorare i tubi in
pvc dell’aeratore). L’ossigenatore come ho detto non lo uso quasi
mai, ma a volte lo accendo per una mezz’ora, in quanto ho notato che i
moti creati dalla colonna di bollicine, finiscono per smuovere
eventuali detriti dal fondo che poi (magari in concomitanza con
la regolazione al massimo della portata del filtro), finiscono
inevitabilmente nel filtro stesso. Non uso sostanze per il trattamento dell’acqua, con l’eccezione di un biocondizionatore. Per il momento non uso fertilizzanti, perché il fondo è stato abbastanza arricchito, le piante crescono bene. LE
LUCI Sono state inserite 4 lampade da 25w, nel
seguente ordine, a partire dal lato posteriore a quello frontale: 1 lampada 10.000 °K daylight accesa dalle 10:30 alle 20:30 (10 ore) 1 lampada 4.200 °K luce calda accesa dalle 10:30 alle 20:30 (10 ore) 1 lampada 3.200 °K fitostimolante accesa dalle 11:30 alle 19:30 (8 ore) 1 lampada
4.200 °K fitostimolante accesa dalle 11:30 alle 19:30 (8 ore) La quantità di luce a mio avviso è abbastanza,
richiede la somministrazione di C02,
una particolare attenzione ad eventuali carenze in modo da poter
intervenire con fertilizzazione, vista la crescita esuberante delle
piante. Alcuni pesci non amano forte illuminazione sul fondo, alcune piante sono quindi lasciate crescere in superficie, in modo da attenuare la luce negli strati bassi dell’acquario. Ho comunque notato che schermare troppo la luce,
limita lo sviluppo di piante che crescono sul fondo e non si sviluppano
in altezza, lasciando una superficie
libera e maggiore luce negli starti inferiori, hanno ripreso la normale
crescita. Alcuni pesci di branco inoltre gradiscono piante che crescono in superficie, specialmente durante rituali di accoppiamento, litigi, ricerca di cibo. Io ho cercato di raggiungere un compromesso
facendo in modo che ci sia una certa schermatura della luce, ma in modo
abbastanza limitato. Un po’ di esperienza e spirito di osservazione
possono aiutare nei singoli casi. Diverse idee di gestione degli acquari, tutte valide, fanno dell’illuminazione il loro punto focale, quello sui cui ruotano tutti gli altri parametri, sia con elevata potenza unitaria per litro di acqua (1 e oltre w/litro) sia con illuminazione meno marcata (0.3 w/litro). Quindi il mio è solo un esempio, che sembra dare
discreti risultati, molti hanno ottenuto ottimi risultati con il doppio
di luce, altri con la metà. Forse gestire una vasca con molta luce, specialmente per una persona non troppo esperta è più difficile che non gestire una vasca con meno luce, ma non è sempre detto. Anche in questo caso a mio avviso, l’esperienza personale sulla propria vasca sarà fondamentale. LA C02 In questa sede non tratterei il discorso legato
ai sistemi di diffusione della C02, in quanto, a parte alcune differenze
nei diffusori o nei reattori, la parte relativa a bombole, riduttori,
valvole a spillo, elettrovalvole, è abbastanza simile per i vari
impianti e ha una importanza relativa rispetto all’esperienza di
descrizione di un allestimento. Per quanto riguarda la diffusione di C02 inoltre
saranno disponibili articoli specifici. Unica considerazione secondo me utile, quella di valutare come e dove inserire nella vasca il tipo di diffusore scelto, in quanto a volte il fattore estetico riveste un’importanza rilevante nell’acquariofilo. Nel mio caso ad esempio, ho inserito un reattore di C02 direttamente nel terzo scomparto del filtro, nascosto alla vista dall’esterno. PESCI Qua ci sarebbe da sbizzarrirsi, ognuno ama pesci diversi, in forma e dimensioni. Questa è quindi solo una descrizione di un
popolamento che mi sta dando ottimi risultati, sia come compatibilità
tra le specie, che come colonizzazione dello spazio a disposizone, con
buon effetto visivo. Essendo un amante dei pesci piccoli e di branco, non potevo rinunciare ad un gruppo di Paracheidon innesi (Neon 12 esemplari), al quale sono stati affiancati 10 Nannostomus beckfordi, 10 Corydoras “panda”. Questi gruppi di pesci colonizzano gli strati
bassi (Corydoras), gli strati intermedi della vasca (Neon), gli strati supeficiali (Nannostomus, davvero imperdibili le
loro schermaglie a pinne spalancate), specialmente in presenza di
vegetazione galleggiante o che si sviluppa anche in superficie, lasciata
crescere non troppo ordinata, in particolare Hygrophila. Sono stati inoltre aggiunti per contribuire al
controllo della alghe, in particolare sulle vecchie foglie di Anubias
nana, 2 Epalzeorincus Siamensis, due
Gyrinocheilus aymonieri, che se pur appartenenti a biotopi diversi da
quello amazzonico, vivono comunque in acque con caratteristiche
abbastanza simili. Per finire completano la popolazione
dell’acquario, una ventina di Caridina japonica, simpatico gamberetto
tuttofare che non smette mai di movimentare il fondo alla ricerca di
cibo, notevole divoratore
di foglie marcescenti, d una coppia di Papiliochromis Ramirezi. La popolazione sopra descritta non ha dato alcun tipo di problema, se non forse una certa aggressività dei Gyrinocheilus che mi sembra non gradiscano la presenza di altri pesci troppo vicini specialmente mentre mangiano. Tutti gli altri pesci hanno comunque già
imparato la lezione e si tengono a distanza di sicurezza. Per l’alimentazione alterno cibo congelato (artemia e chironomus), dafnie vive, liofilizzato (artemia e chironomus), ogni tanto mangime in scaglie e pastiglie per pesci di fondo. PIANTE Nel caso della scelta delle piante non è stato
tenuto in considerazione il biotopo di provenienza, ma credo che, vista
la difficoltà che alcune piante possono creare durante la
crescita, sia comunque meglio inserire varie specie in punti
diversi dell’acquario, per poi togliere le piante che non crescono
correttamente, o provare a spostarle. Sono state inserite le seguenti piante: Hygrophila polisperma, Hygrophila difformis,
Anubias nana, varie Criptocoryne (wenditii e becketti), Bacopa caroliana,
Aponogeton ulvaceis, Nymphaea lotus,
Microsorium pteropus, Limnophla sessiflora, varie specie di Echinodorus,
Vesicularia dubyana (muschio di Giava), Ludwigia natans. Un po’ di
Lemna minor, “ottima sala parto per avannotti”,
completa l’allestimento I problemi che ho riscontrato con le piante, sono
una perdita di foglie notevole nella parte bassa della Ludwigia natans, specialmente se la parte inferiore non è illuminata, ed
una crescita esagerata della Hygrophila polisperma, l’ho indicato come
problema, perché non tutti hanno voglia di potare una volta alla
settimana, per me non è un problema, anzi un aiuto incredibile nel
contenimento del valore dei nitrati. OPERAZIONI
DI MANUTENZIONE Ogni giorno:
controllo temperatura, stato di salute dei pesci (eventuali segni
esteriori, danneggiamenti, comportamenti apatici, cc.), somministrazione
cibo (due volte al giorno con parsimonia, aumentando le dosi in caso di
riproduzioni). Ogni
settimana: cambio parziale, pulizia supeficiale della spugna filtrante
(anche ogni due settimane se il livello dell’acqua nel terzo scomparto
non cala vistosamente). Quando serve:
eliminazione foglie morte e potatura, eventuale spostamento di piante. CONCLUSIONI Visto che ormai abbiamo ripetuto più volte che ogni acquario, anche se allestito in modo identico ad un altro, ha caratteristiche uniche, questo articolo ha il solo scopo di dare spunto al lettore per un allestimento che possa trarre spunto da osservazioni empiriche. Evitare errori già commessi da me, usare
eventuali osservazioni per migliorare vari aspetti dell’allestimento. In altri articoli che trovate o che troverete in futuro nel sito AFAE, saranno trattati in modo più generale argomenti specifici trattati in questo articolo in modo superficiale e con puro spirito di osservazione (fondo, luci, filtraggio, riproduzioni, alimentazione, cc.)
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