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Il neon, da non confondersi con il tubo fluorescente, è uno dei pesci più
conosciuto ed apprezzato da noi appassionati acquariofili, sia per la
livrea accattivante, che per le sue attitudini alla vita di branco.
Date le sue ridotte dimensioni, è un pesce che può vivere anche in
piccoli acquari. In vasche di dimensioni maggiori basta inserirne un
gruppo di 20-30 esemplari per avere un ottimo risultato.
Il pesce neon,
scientificamente chiamato Paracheirodon innesi, appartiene alla famiglia
dei characidae. Le dimensioni, solitamente, si aggirano dai 2-3
centimetri fino ad un massimo di 4, anche se per arrivare a tali
dimensioni bisogna essere in possesso di esemplari sani e nutriti
correttamente sin dai primi mesi di vita. Per questo occorre mettere a
loro disposizione una vasca non troppo piccola, e nutrirli in modo
completo e abbondante, in particolare con mangimi vivi o surgelati.
La caratteristica tipica di questi pesci è la striscia color
azzurro-turchese che sembra un’insegna al “neon”. Sotto questa
c’è una banda rossa, che percorre la metà posteriore del pesce. La
parte anteriore del ventre è bianco-argento. Il dorso è scuro con
riflessi metallici, tendenti al verde oliva. Le pinne sono trasparenti e
incolore.
Naturalmente, come per tutti i pesci che vivono in acquario, i
colori possono essere leggermente falsati dall’ illuminazione
artificiale, che di norma non rispecchia sempre la luce naturale. La
forma del corpo è a siluro, non molto snella, con sezione tondeggiante.
Pinne spostate tutte (a parte le pettorali) nella metà posteriore del
corpo, coda bilobata, bocca piuttusto piccola, occhi grandi.
In natura si può trovare P. innesi nella parte occidentale del bacino
del Rio delle Amazzoni. Questo pesce si adatta molto bene a tutti i tipi
d’acqua, sempre che non si tratti di specie selvatiche. Per ottenere
degli esemplari belli e sani è consigliabile tenere valori d’acqua
intorno a 8°-10° dGH (durezza totale) e un pH attorno 6,5-7.
Ovviamente in natura vivono in acque molto diverse (dGH inferiore ad 1°
e pH 5,5-6,5) ma visto che i pesci offerti nei negozi, sono per la
maggior parte di allevamento, risulta
abbastanza inutile cercare quei valori riscontrati in natura.
Con
la mia esperienza, posso dire che i valori da me sopra citati sono
ottimali e possono offrire molte soddisfazioni. P.innesi non ha
particolari esigenze di alimentazione ed accetta tranquillamente la
maggior parte dei mangimi secchi e non. Il Neon ha un comportamento
vivace ma non aggressivo, a volte se nutrito poco, può disturbare pesci
con pinne lunghe. E’ consigliabile tenerlo in gruppi di almeno 4-5
elementi, essendo un pesce di branco.
Quando si introducono i neon appena acquistati, in vasche dove si
trovano pesci di grandi dimensioni, ad esempio scalari adulti, ci può
essere il rischio che i nuovi neon vengano divorati da questi, anche se
nell’acquario vi sono già dei neon di vecchia data e mai disturbati
dagli scalari. Di norma, ciò succede se vengono acquistati esemplari
non troppo grandi e se i pesci, nella vasca di destinazione, non vengono
alimentati in maniera adeguata. La temperatura ideale è intorno ai
24-25 gradi.
Per la riproduzione di questi pesci, in particolare ed in generale per
tutti i pesci, è fondamentale conoscere il più possibile il biotopo
naturale in cui vivono. In natura, quando i neon si apprestano alla
riproduzione, si spostano in zone dove l’acqua è molto acida e di
colore marrone scuro. Il fondale è solitamente ricoperto da fogliame,
rami ed altri detriti. Questo ci porta a delle conclusioni che andremo
ad analizzare in seguito. Prima di tutto, per iniziare la riproduzione
di questi pesci, è necessario riconoscere i maschi dalle femmine. Per
riconoscere le differenze, basterà alimentarli in modo corretto, in
questo modo sarà più facile riconoscere il maschio che avrà il corpo
più snello della femmina. Questa specie non presenta un particolare
dismorfismo sessuale qundi si può procedere nei seguenti modi.
1)
questi pesci, a mio modo di pensare, normalmente non
costituiscono coppie fisse, perciò basta
catturare un maschio ed una o due femmine, in modo casuale e separarli
dal resto del gruppo. In oltre è importante che i pesci abbiano
raggiunto la maturità sessuale, questo lo si nota quando nel gruppo vi
sono dei bisticci facili da notare;
2)
se non si adotta il primo metodo, allora è necessario osservare
attentamente il gruppetto di pesci
nella prima mattinata, perchè di norma, se il giorno precedente ci sono
stati dei bisticci si potranno notare pesci che guizzano da una parte
all’altra della vasca e si osserverà, che ogni tanto, due di loro si
isoleranno tra le piante, affiancandosi uno all’altro e fremendo per
uno o due secondi. Dopodichè, nell’istante in cui si allontaneranno,
si potranno notare le piccolissime uova trasparenti cadere sul fondo.
Di
solito purtroppo intervengono subito gli altri pesci che divorano le
uova. A questo punto però, individuata la coppia la si catturerà per
isolarla dal resto del gruppo,
a mio avviso è il metodo più sicuro ma anche più problematico
per chi tiene i pesci in una vasca di comunità. Se poi vi sono piante e
la vasca è grande, diventerà molto difficile a catturare la coppia.
Secondo me, la riproduzione di P.innesi non è poi così difficile come
si dice, ma è necessario avere una certa preparazione acquariofila ed
adottare alcuni accorgimenti particolari per riuscire nella riproduzione
in genere.
Nel caso specifico, una volta separata la coppia o un maschio e due
femmine, come ho fatto io per riprodurre questi pesci, è utile tenerli
per un pò di tempo in vasca da soli, in questo modo si potranno nutrire
per bene, anche se certi autori sostengono che bisogna separare i maschi
dalle femmine, ed altri che, se non restano insieme, la prima
deposizione risulterà vana.
Io uso il secondo metodo, perciò quando si vedrà la femmina con il
ventre gonfio di uova, si potrà trasferire i riproduttori nella
vaschetta di riproduzione. Per inciso anche se io adotto questo metodo
non significa che altri non siano altrettanto efficaci se non migliori.
Quando si decide il trasferimento nella vasca parto, è molto importante
non somministrare cibo nelle ventiquattro ore prima del trasferimento,
in questo modo la coppia inquinerà meno l’acqua con eventuali
escrementi.
Il trasferimento deve essere fatto di sera. Come vaschetta
da riproduzione io utilizzo una vaschetta in plastica trasparente di
circa 10 litri, in cui è stato realizzato un piccolo filtro interno a
scomparti. Per la preparazione dell’acqua, che è di vitale importanza
per il buon esito della riproduzione, si può procedere in vari modi. Io
uso una miscela di acqua di rubinetto e distillata, la quale deve avere
un valore finale di durezza totale di 1 o al massimo 2 gradi. Questa
miscela viene versata nella vaschetta da riproduzione, dopodichè,
carico il piccolo filtro con un pò di lana sintetica e della torba in
granuli. Il tutto viene fatto funzionare con un areatore o una pompa
regolabile, facendo circolare l’acqua, anche velocemente, per 3 - 4
giorni (anche meno). Così facendo, si otterrà un’acqua di color
marroncino (come i luoghi naturali di riproduzione).
A questo punto, si potrà anche eliminare la torba dal filtro, lasciando
solo la lana sintetica e regolando l’areatore in modo da ottenere un
movimento dell’acqua lento.
Dopodichè si dovrà inserire una rete di plastica con maglie non troppo
larghe (facendo attenzione che i pesci non riescano a passare e neppure
che rischino di incastrarsi tra le maglie)
la quale verrà posta sul fondo lasciando un po’ di spazio tra
il fondo e la griglia. Ciò servirà per evitare che i genitori non si
cibino delle uova cadute sul fondo durante l’accoppiamento. Come
arredi uso un sasso ( non calcareo) che sfrutto principalmente per
tenere a dimora la rete e in piccola parte come riparo per i
riproduttori.
La temperatura ottimale è intorno ai 23-24 gradi, ma ho notato che
anche con temperature diverse si raggiungono discreti risultati.
Come
detto i riproduttori li inserisco alla sera e il mattino seguente di
solito avviene la deposizione, in caso negativo si possono lasciare i
riproduttori per un altro giorno e vedere se il mattino dopo si
riproducono, in caso negativo si rimettono i pesci nella vasca di
origine e si ritenta con una’altra coppia.
In caso di deposizione, si tolgono i riproduttori e si trasferiscono
nella vasca di origine e in queste fasi si deve fare attenzione agli
sbalzi ti temperatura e di Ph, questa operazione si può fare in modo
periodico, calcolando che una coppia se alimentata bene, e
questo non significa abbondantemente, si riproduce ogni otto-dieci
giorni, anche se è necessario far riposare la coppia per un po’ di
tempo, perché a mio avviso hanno la tendenza a stressarsi, con la
conseguenza di un rischio maggiore di malattie.
Tornando alla vasca dedicata alla riproduzione e al momento della
deposizione, è consigliabile aspirare la uova facendo una sifonatura,
utilizzando anche un tubino dell'aria. Nel frattempo è conveniente
separare le uova ammuffite dalle altre. Solitamente, trasferisco le uova
in una vaschetta di un paio di litri e anche meno, in cui applico una
pietra porosa senza però provocare un eccessivo movimento dell'acqua.
In questa vaschetta sostituisco la maggior parte dell'acqua di
riproduzione con acqua nuova, con le stesse caratteristiche. Facendo
questo si eliminano i residui lasciati dai riproduttori.
Tenendo sempre le uova lontano dalla luce diretta, si aspetta la schiusa
che avviene dopo circa ventiquattro ore. Dopo circa quattro, cinque
giorni i piccoli avannotti cominceranno a nuotare.
A questo punto inizia
la parte più delicata, in quanto, inizialmente si dovrà somministrare
dosi abbondanti, ma non eccessive, di infusori.
Il giorno sucessivo sarà il momento dei rotiferi e circa dopo un altro
giorno o due si comincerà a somministrare dei naupli di artemia salina.
Molto importanti sono la frequenza di alimentazione, minimo tre volte al
giorno, ed i cambi parziali d'acqua. Questi ultimi sono fondamentali,
specialmente quando cominciamo a somministrare le artemie saline. Nel
frattempo si potrà, con molta calma, cominciare a diluire l'acqua di
riproduzione con comune acqua di rubinetto. Diluizione da fare nell'arco
di un mese circa (anche meno), inoltre si potrà anche gradualmente
aumentare il volume del contenitore in cui risiedono gli avannotti.
Con questo sistema, sono riuscito a portare in età adulta, circa tre
mesi, una settantina di avannotti da una deposizione di un centinaio di
uova. Come alimentazione, si dovranno somministrare delle artemie per
circa un mese, poi gradualmente si passerà al mangime secco e ad altri
tipi di mangime. Gli avannotti, dopo cinque giorni dalla deposizione,
non temono più la luce diretta, ma è consigliable tenere
un'illuminazione non troppo intensa e lasciare qualche zona in penombra.
Ci vorrà un po’ di pratica, un po’ di esperienza e pazienza, ma
ottenuto il risultato si avranno delle grosse soddisfazioni. Chi ha
esperienza di riproduzione, avrà molti meno problemi, specie se ha già
riprodotto pesci che depongono le uova liberamente nell'acqua, in quanto
vi sono molte altre specie che si riproducono in modo simile.
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Embrione di P.innesi
Embrione
(dimensioni)
dopo 2 giorni
dopo tre giorni
dopo 4 giorni
dopo 5 giorni
vista dall'alto
dopo 5 giorni
vista dal lato
dopo 6 gioni
vista dall'alto
Uova ammuffita |