Il Guppy di Alessandro
Cellerino |
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Il guppy, dalle origini agli esemplari da concorso |
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Il guppy
lo conosciamo tutti, tutti lo abbiamo allevato e riprodotto, a tutti hanno
insegnato che è il pesce da principianti per eccellenza eppure quante
sorprese e quante sfide ancora ci riserva. Questo articolo vuole
presentare prima una breve storia del guppy, dalle origini ai giorni
nostri, descrivendo i più importanti cambiamenti che le forme di
allevamento hanno avuto. Quindi vuole spiegare i metodi utilizzati per
creare nuove varietà ed esemplari da concorso e la genetica delle
colorazioni e forme di pinne più comuni. Infine vuole anche essere una
guida per tirare su guppy più sani, dato che oramai nostri poveri guppy,
da veri pesci carroarmato, si sono trasformati in creature delicate e
sensibilissime che richiedono cure ed esperienze non certo da
principiante.
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La scoperta del guppy |
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Il
compleanno scientifico del guppy è il 9 giugno 1859, quando l’ittiologo
Peters del museo ittiologico di Berlino lo descrisse come una nuova specie
di Leptocephalus partendo da esemplari conservati -tutti di sesso
femminile- e originariamente pescati in Venezuela. Il fatto che Peters
abbia descritto solo femmine contribuì non poco alla successiva
confusione nella classificazione di uno dei pesci da acquario più comuni.
La seconda tappa della storia del guppy è a Torino, dove il prof. Filippo
de Filippi descrive Lebistes poecilioides come specie a sé stante
partendo da esemplari di sesso maschile raccolti nelle Barbados. Infine,
nel 1866, Guenther descrive gli esemplari spediti dal reverendo John
Lechmere Guppy e catturati a Trinidad come una nuova specie: Girardinus
guppyi. Quel lontano giorno del Dicembre 1908, quando i primi esemplari
vivi arrivarono nella serra della ditta Siggelkow di Amburgo, vennero
indicati come Girardinus guppyi e da lì il nome guppy si stabilì tra gli
appassionati. I primi guppy che arrivarono vivi in Europa erano solo 25
pesciolini, tra i quali solo 3 maschi. Ma conoscendo i guppy e la loro
passione per il sesso… si sarebbero moltiplicati presto. Infatti, i
primi guppy nati in cattività videro la luce poco prima del Natale 1908.
Nessuno allora poteva sospettare quale potenziale genetico celassero e
cosa gli acquariofili sarebbero stati in grado di creare partendo da quei
piccoli pesciolini che oggi giudicheremmo insignificanti. La storia del
guppy, come tante altre storie esaltanti, cominciò in sordina. Ad essere
precisi, i primi guppy vivi arrivarono in Italia e per la precisione nel
1861 a Torino portati da padre Ermenegildo Arnaboldi di Tremezzo e furono
poi classificati dal prof. Filippo de Filippi del Museo di Storia Naturale
(due nomi questi veramente da commedia dell’arte!). Ma il ceppo si perse
-probabilmente furono tutti sacrificati e conservati da Filippi- per cui i
primi veri progenitori dei nostri guppy sono quelli di Amburgo anche se
ovviamente molte altre spedizioni seguirono a quella prima.
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I guppy selvatici |
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Al giorno
d’oggi è estremamente difficile ricostruire l’areale originale di
ditribuzione del guppy . Esemplari rinselvatichiti di guppy sono presenti
in tutte le regioni tropicali e subtropicali, in parte perché introdotti
come mezzo di lotta contro le zanzare ed in parte rilasciati da
acquariofili o accidentalmente sfuggiti da allevamenti. I guppy selvatici
sembrano gradire acque poco salubri, come quelle degli scarichi cittadini,
e già Reagan scriveva nel 1906 che a Trinidad i guppy erano
particolarmente numerosi “nell’acqua sudicia e piena di schiuma che si
raccoglie dai cortili delle case lungo il fiume”. Addirittura ci sono
guppy nella Moskva (il fiume di Mosca) e nella regione del Reno,
ovviamente solo in corrispondenza degli scarichi d’acqua calda delle
industrie! I primi esemplari di guppy però furono pescati in Venezuela,
nell’isola di Trinidad e nelle Barbados e la maggior parte dei lavori
scientifici circa i guppy si riferiscono ai guppy di Trinidad. Si può
quindi identificare la terra tipica del guppy con il Venezuela e la
regione caraibica. I guppy selvatici sono molto diversi dai i nostri
esemplari d’allevamento. In primo luogo sono decisamente più piccoli,
circa delle dimensioni di un neon, e poi non hanno nulla che assomigli
alle enormi pinne degli esemplari selezionati in acquario. La loro pinna
caudale è rotonda e generalmente incolore o al massimo presenta degli
accenni di prolungamento degli ultimi raggi inferiori e/o superiori. Anche
la pinna dorsale è generalmente incolore. La livrea è molto variabile già
nei guppy selvatici e prevede ocelli neri e macchie di colore variamente
distribuite sul corpo. Anche le femmine selvatiche sono più piccole delle
femmine addomesticate e non mostrano alcun colore. È molto interessante
osservare che anche i guppy rinselvatichiti (come quelli della Moskva) che
originano indubbiamente da esemplari dalla coda grande, hanno forma e
colori molto simili a quella degli esemplari selvatici, il che significa
che i guppy sono in grado nel giro di relativamente poche generazioni di
revertire a forme selvatiche. Questo che spiega perché sia necessaria una
selezione così stringente per mantenere le forma di allevamento e spiega
anche perchè gli allevatori professionisti di guppy non si stancano mai
di dire: mescolate guppy di ceppi diversi e lasciateli a sé stessi per
alcuni anni e vi ritroverete con guppy selvatici!
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Un po’ di storia |
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Non ci
misero molto gli allevatori tedeschi a rendersi conto della prolificità e
malleabilità dei guppy. Partendo da animali con prolungamenti delle raggi
inferiori e/o superiori della pinna caudale presto nacquero le varietà a
spada inferiore, spada superiore e doppia spada.
Guppy
spada superiore.
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Guppy
doppia spada.
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Guppy
spada inferiore.
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Nonostante molti
credano che queste varietà siano più recenti e più rare (perché ormai
vengono allevate solo per i concorsi) sono in realtà ben più antiche dei
coda a triangolo che vediamo solitamente nei negozi. La prima esposizione
di guppy ebbe luogo già a Lispia nel 1911, ma per tutto il periodo sino
alla seconda guerra mondiale i guppy erano più che altro pesci da
principianti senza molte pretese e dopo l’interesse iniziale rimasero un
po’ da parte mentre gli acquariofili “seri” si occupavano di altri
pesci. Questa atteggiamento è ancora predominante in Italia ma è del
tutto immeritato, perché nessun altro pesce consente all’allevatore di
lavorare in maniera così creativa e al contempo scientifica e perché per
nessun altro pesce si conoscono così tanti dettagli della genetica legata
alle forme ed ai colori. Comunque, l’interesse per i guppy riesplose
nella metà degli anni ’50. I primi allevatori americani avevano
cominciato a cercare di produrre guppy di taglia sempre più grande –
un’ossessione che non li ha mai più abbandonati- e tra questi Paul Hänhel,
un immigrato tedesco stabilitosi a New York, scoprì per primo la
combinazione genetica necessaria a creare i guppy con la coda a velo. I
primi coda a velo furono esposti in Europa nel 1954 ad Hannover quando si
organizzò la prima esposizione internazionale del guppy. Immaginate la
sorpresa e lo stupore di chi vide per la prima volta qui pesci che ora così
bene conosciamo. Quelle enormi code svolazzanti così diverse dai doppia
spada ai quali erano abituati gli europei. Da allora la febbre del guppy
non si è mai più fermata e la ricerca e il perfezionamento di nuove
varietà continua, con i centri storicamente più attivi in America, in
Germania e in Russia (in particolare a Mosca). Partendo dalle mutazioni
geni filigran e viridis sono nati gli snakeskin e i green Cobra. Il gene
nigrocaudatus ha dato origine agli Half-black mentre da mutazioni
recessive venivano fissati i gold e più tardi gli albini. Infine, i primi
coda a ventaglio, con un angolo di circa 45°, sono diventati i moderni
coda a triangolo con la coda che forma un angolo di 70° e più. Più
tardi la passione per il guppy è arrivata in Giappone che ha prodotto
varietà particolarissime e negli ultimi anni anche i brasiliani (favoriti
dal clima tropicale) hanno cominciato a produrre esemplari da concorso di
alta qualità. Nell’anno 1996 si è tenuto il primo World Guppy Contest
a Osaka in Giappone che ha riunito allevatori americani, giapponesi ed
europei (per lo più tedeschi) e l’anno successivo è nata la World
Guppy Association che riunisce i club americani, europei, brasiliani e
giapponesi. A settembre di quest’anno, i primi pesci creati in Italia da
membri dell’Italian Guppy Club sono stati presentati al World Guppy
Contest di Praga ed anche l’Italia è ufficialmente entrata nel mondo
del Guppy Show.
Due dei primi
guppy italiani prensenti al WGC tenutosi a Praga nel 2001. Il
guppy di sinistra, un doppia spada cobra green apparteneva a
Piergiorgio di Filippo, mentre il guppy di destra, un mosaic
doppia spada, apparteneva a Marco Rosetti. Foto archivio AP.
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Si attende ancora che
i russi -che storicamente sono stati in grado di generare alcune tra le
varietà più spettacolari di guppy e che in generale sono abilissimi
allevatori di tutte le specie d’acqua dolce- riescano ad associarsi e
facciano uscire dai loro confini i loro meravigliosi pesci. Mentre sempre
nuove varietà venivano create in varie parti del mondo, il baricentro
della produzione commerciale dei guppy si spostava sempre più verso
oriente. Gli orientali, prima a Singapore e quindi in Thailandia e Sri
Lanka, hanno trasformato nei decenni l’allevamento dei guppy in una vera
e propria forma di acquacultura intensiva. E qui arriviamo ai giorni
d’oggi con il guppy che da pesce quasi immortale “a prova di
principiante” ha preso due vie diventando da una parte un esclusivo
animale da esposizione e dall’altra –a causa della coltivazione
intensiva- si è trasformato in animale sensibile e delicatissimo con il
quale tutti prima o poi hanno avuto cocenti delusioni.
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Perché i guppy muoiono così facilmente? |
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Il fatto
che i guppy siano diventati animali da mediamente delicati a delicatissimi
e che importatori, negozianti e appassionati debbano sostenere una
notevole mortalità è una realtà evidente come la luce del sole. Meno
chiare sono le ragioni di queste ecatombi. In primo luogo, gli incroci tra
consanguinei necessari per la selezione di nuove verità e il
miglioramento delle varietà già esistenti ha indubbiamente contribuito
ad indebolire il guppy. Lo stesso vale per le enormi pinne di alcune
varietà e per le taglie spropositate che questi pesci raggiungono e che
stressano la fisiologia di pesci fatti dalla Natura per essere molto più
piccoli. Ma questa non è che parte -e forse neanche la parte più
importante- della storia. In fondo il fenomeno degli incroci tra
consanguinei è comune a tutti i pesci d’allevamento, ma per nessuna
specie i suoi presunti effetti sono stati così devastanti come per il
guppy. Il vero problema nasce come conseguenza delle condizioni di
acquacultura intensiva. Spesso quando l’uomo ha cominciato ad allevare
in maniera intensiva una specie animale ha osservato la comparsa di nuove
forme infettive associate agli animali allevati (il carbonchio e l’encefalopatia
spongiforme bovina “mucca pazza” sono i due esempi più noti) e il
guppy non fa eccezione. Il guppy -contrariamente alle credenze diffuse- è
un pesce poco produttivo. Ogni femmina al massimo produce una settantina
di avannotti al mese e questi sono commerciabili non prima dei
quattro-cinque mesi d’età. Se si pensa ai pesci ovipari, questi possono
produrre centinaia e centinaia di uova ogni settimana e sono quindi molto
più produttivi. Dati i costi delle spedizioni transoceaniche, per rendere
l’allevamento del guppy commercialmente vantaggioso è necessario
sviluppare una acquacoltura di tipo intensivo. In seguito
all’introduzione della coltivazione intensiva sono nate forme infettive
–scientificamente poco caratterizzate ma i cui effetti sono noti a
tutti- che una volta stabilitesi sono diventate difficili da eradicare, e
anzi si diffondono in forma epidemica. In modo particolare, una variante
della malattia colonnare sembra essere associata ai Pecilidi ed ai guppy.
Altre teorie chiamano in causa un “AIDS dei guppy” che indebolisce il
sistema immunitario e li rende sensibili a qualunque malattia. Che il
problema non sia solo genetico è dimostrato d’altronde dal fatto che
guppy di fresca importazione possono procurare ecatombi in vasche di guppy
che sino ad allora erano stati sani. Se a ciò si aggiunge lo stress del
viaggio ed il fatto che alcuni allevamenti asiatici allevano i lori pesci
in acqua salmastra, con compresibile shock dei pesci una volta trasferiti
in acqua dolce, il quadro è completo. Spesso arrivano nelle nostre vasche
guppy fortemente debilitati e che sono stati esposti, o sono portatori, di
agenti infettivi mortali. In attesa di tempi migliori, per essere sicuri
di avere guppy sani è necessario rivolgersi a negozianti che effettuano
una rigorosa quarantena o addirittura li riproducono da soli (cosa sempre
più comune dati i problemi succitati) oppure riprodurli partendo da ceppi
selezionati. E qui si entra nel complesso mondo della riproduzione dei
guppy.
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La riproduzione dei guppy |
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Prima di
cominciare a riprodurre i guppy bisogna avere bene in mente quale è
l’obbiettivo che si prefigge. Molto diverse sono le tecniche necessarie
nei diversi casi. Si vuole semplicemente avere dei guppy sani? Si vuole
mantenere le caratteristiche di una linea già esistente? O addirittura si
vuol provare a creare una nuova varietà? Analizziamo quindi le diverse
possibilità. Mai come nel caso dei guppy, assolutamente fondamentale per
una buona riuscita della riproduzione è la scelta dei riproduttori.
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Scelta
dei riproduttori
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Prima di tutto è necessario scegliere animali sani
che non abbiano alcun tipo di difetto. In modo particolare è da studiare
la colonna vertebrale. I pesci devono essere dritti come frecce. In nessun
caso devono essere utilizzati per la riproduzione animali con la colonna
vertebrale anche solo lievemente incurvata. I maschi devono essere in
grado di portare bene le loro pinne e non devono piegarsi sotto il loro
peso. Le femmine devono essere grandi e ben rotonde. In un gruppo di
animali vanno sempre scelti i più vitali ed attivi. I pesci devono
schizzare per la vasca quando si dà loro da mangiare e devono attivamente
corteggiare le femmine. Evitate anche animali con la pinna caudale
sfrangiata o dalla forma palesemente irregolare perché questo difetto si
amplificherà poi nella prole. Questo è tutto quello che è necessario
sapere per allevare dei meticci. Se invece si ha voglia di allevare guppy
di razza pura, o addirittura esemplari da concorso, la scelta del
materiale genetico di partenza è il fattore in assoluto più importante
nel determinare il successo o meno degli sforzi dell’allevatore. Così
come neanche il miglior cuoco può cucinare bene un pesce marcio, neanche
il migliore degli allevatori può creare esemplari di qualità partendo da
materiale genetico scadente. Per contro, se si acquista un ceppo di alta
qualità persino un principiante meticoloso può produrre non sono dei
buoni pesci, ma addirittura pesci che non sfigurano ai concorsi, come
dimostrato da Marco Rosetti e Piergiorgio DiFilippo che, partendo da pesci
acquistai al WGC del 2000, hanno presentato al campionato del mondo di
Praga pesci che hanno ottenuto punteggi dignitosi. Mai come in questi casi
“chi più spende meno spende”: un bravo allevatore vi saprà dire da
dove viene il ceppo che alleva, quali sono le sue particolarità, da
quante generazioni lo alleva, e soprattutto quanto riproducibili sono i
risultati della riproduzione, cioè quanto geneticamente stabile è il
ceppo. Bravi allevatori riescono a creare ceppi che sono molto uniformi e
stabili ed un principiante dovrebbe cominciare con questi ceppi che
corrispondono a varietà “classiche” che non richiedono un costante
sforzo nella selezione di riproduttori. Varietà "nuove" sono
geneticamente instabili e possono degenerare nel giro di poche generazioni
se messe nelle mani di persone poco esperte. Varietà geneticamente più
stabili come i doppia spada o gli snakeskin, nelle quali i caratteri dei
genitori vengono trasmessi a quasi tutti i figli, sono quelle consigliate
per il principiante. Se si decide di acquistare pesci da allevatori
europei o americani (tramite Internet, o in occasione di un viaggio
all’estero), i risultati conseguiti dall’allevatore nei concorsi sono
una misura oggettiva delle sue qualità e conviene quindi scegliere una
varietà che quel determinato allevatore ha presentato con successo per
anni rispetto ad un’altra varietà dello stesso allevatore che però non
ha mai avuto successo. Un allevatore serio sarà ben felice di rispondere
a tutte le vostre domande sulle particolarità fisiche e genetiche della
linea che volete acquistare e queste informazioni ben valgono il prezzo
molto elevato che alcuni esemplari di razza pura hanno se confrontati con
i guppy commerciali. Anche i membri dell’Italian Guppy Club hanno a
disposizione alcune linee di razza pura, anche se la scelta è per ora
limitata. Molto importante è anche l’età dei riproduttori. Conviene
prendere pesci giovani di non più di 4-5 mesi d’età che sono molto più
attivi sessualmente di esemplari anziani. Gli show guppy in modo
particolare hanno la tendenza a diventare sterili dopo una certa età e
quindi è consigliabile acquistare esemplari che ancora non hanno
raggiunto le dimensioni massime rispetto ad esemplari da concorso che
hanno già raggiunto la taglia massima (questo discorso non vale per i
doppia spada che sono molto più longevi ed attivi di altri ceppi). |
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Riproduzione causale |
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Questa è
la riproduzione dei guppy “classica”. Non c’è molto da dire a
riguardo. I pesci (spesso meticci o comunque di varietà diverse) vengono
messi in una vasca li si lascia fare liberamente. Se la vasca è ben
piantata, un certo numero di piccoli sopravviverà sempre, almeno sino a
quando la densità degli adulti non è troppo elevata. L’unico difetto
di questo modo di riproduzione è che c’è poco o nessun controllo sui
risultati. Possono nascere pesci bellissimi oppure pesci molto poco
soddisfacenti dal punto di vista estetico. Per ottenere un controllo
maggiore è consigliabile isolare alcune femmine appena sono riconoscibili
come tali (in generale attorno al mese d’età) per accrescerle
separatamente. Quando queste saranno semiadulte, si possono pescare i
maschi più belli e lasciarli con le femmine per una settimana e quindi si
reintroducono le femmine nella vasca comune in modo che partoriscano lì.
Prima di introdurre le femmine però bisogna aver venduto o regalato gran
parte dei pesci adulti e semiadulti della vasca principale in modo da dare
la possibilità agli avannotti di crescere; oppure si accrescono gli
avannotti separatamente. Siccome si parte da animali meticci e di varietà
diverse, utilizzando più maschi e più femmine per la riproduzione si
riducono al minimo gli incroci tra consanguinei mantenendo alta la
variabilità genetica. Questo metodo può permettere quindi di allevare
guppy per parecchie generazioni senza che abbiano luogo degenerazioni. Il
difetto è che non è assolutamente possibile prevedere lo sviluppo che
avrà l’allevamento ed alla lunga i pesci possono revertire ad un
fenotipo di tipo selvatico con coda rotonda, pinna dorsale piccola e
trasparente e colori meno accentuati (che poi questo sia un difetto
dipende ovviamente dai punti di vista personali)
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Riproduzione di gruppo |
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Questo
metodo può essere utilizzato per mantenere ceppi che siano già molto
stabili. Si allestisce un acquario da 40-60 litri per cinque coppie o 3-4
maschi e 5-6 femmine. L’acquario è ben piantata per consentire agli
avannotti di ripararsi in modo particolare con grossi ciuffi di
Vescycularia e piante galleggianti. Tutti gli avannotti che si riescono a
pescare vengono accresciuti in una vasca a parte. Particolarmente
importante è separare i maschi dalle femmine in modo da avere femmine
vergini. Quando gli avannotti sono semiadulti, si rimpiazzano i genitori
con le solite cinque coppie o 3-4 maschi e 5-6 femmine e si fa partire la
seconda generazione. E’ importante rimuovere anche tutti gli avannotti
nati dai primi genitori per non sovrapporre le generazioni. Questo sistema
evita incroci tra consanguinei troppo stretti e consente di mantenere
stabile una linea per molte generazioni senza andare incontro a
degenerazioni genetiche. Questo metodo è applicabile solo se si ha a
disposizione un ceppo geneticamente stabile, in modo che ad ogni
generazione sia sempre possibile selezionare almeno 3-4 maschi di ottima
qualità. Questo metodo è del tutto inadeguato per migliorare o
addirittura modificare le caratteristiche di una linea che può essere
ottenuta solo tramite riproduzione per linee.
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Riproduzione per linee |
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La
riproduzione per linee rappresenta il metodo d’elezione per creare e
mantenere le linee di show guppy. Come spiegato all’inizio, se si
lasciano riprodurre liberamente gli animali di una linea senza alcuna
selezione questi andranno sempre più verso una forma selvatica. Questo
fenomeno è tanto più accentuato quanto più la linea è selezionata.
Semplicemente il mantenere le caratteristiche di un ceppo è un lavoro che
richiede metodo e disciplina ed è ciò che rende la selezione dei guppy
così difficile. Il metodo della riproduzione per linee è molto
impegnativo ma permette di mantenere stabile e migliorare per anni (se non
decenni) un ceppo senza che ciò comporti un indebolimento genetico.
Facciamo un esempio pratico. Viene acquistato un trio (1 maschio più due
femmine) di show guppy di una linea pura. Una volta avvenuta la
fecondazione, i piccoli nati dalle due madri vengono accresciuti in vasche
separate. Questa è la nascita di due linee separate. All’interno di
ciascuna linea i maschi e le femmine vengono mantenuti separati sino alla
maturazione sessuale. È assolutamente fondamentale non mescolare mai le
due linee, che vanno trattate come se fossero due ceppi distinti. Ad ogni
generazione, si sceglie il maschio migliore di ogni linea e lo si accoppia
con la femmina più grande e vitale della sua linea. Le due linee devono
svilupparsi in maniera il più possibile simile, ma rimanere
tassativamente separate. Trascorse 5-7 generazioni, si incrociano gli
animali di una linea con quelli dell’altra. Se l’allevatore ha
lavorato in maniera corretta, le due linee sono quasi indistinguibili dal
punto di vista fisico, ma ovviamente il loro grado di parentela è molto
basso. Quindi l’incrocio porta “nuovo sangue” in ognuna delle due
linee rinforzandole senza cambiare però il loro aspetto fisico. Di questo
metodo esistono innumerevoli variazioni ed alcuni allevatori possiedono
anche tre o quattro linee dello stesso ceppo. In modo particolare se è un
ceppo geneticamente instabile. È anche possibile dividere un ceppo in una
parte che si porta avanti seguendo la riproduzione di gruppo e che serve
come “back-up” ed una seconda linea nella quale vengono effettuate le
selezioni. E’ però un metodo meno sicuro. In generale, questo metodo
permette di migliorare una linea già esistente sino a portarla sempre più
vicina all’ideale dell’allevatore. La creazione di nuove varietà
richiede invece il backcrossing.
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Backcrossing
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Può
accadere che all’interno di un gruppo di fratelli compaia un maschio con
una mutazione che l’allevatore giudica interessante (ad esempio un
maschio tutto giallo) e che intende fissare. Per fare questo si incrocia
il pesce con una sua sorella, poi con una figlia ed infine (se possibile)
con una nipote. Se si è lavorato correttamente, ad ogni incrocio la
percentuale di pesci con le caratteristiche desiderate aumenta sempre di
più. Una volta fissata la caratteristica desiderata si prosegue con la
riproduzione per linee. Assolutamente da evitare è l’incrocio di ceppi
diversi.
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Incrocio di ceppi diversi |
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Incrociare
guppy di ceppi e colorazioni diverse è, né più e né meno, come
incrociare cani di razze diverse. Non credo che nessuno incrocerebbe
volontariamente un alano con un maremmano o un pastore tedesco con un
setter. Ancora meno si incrocerebbe un cane di razza con un meticcio.
Quindi, se entrate in possesso di un ceppo di razza pura, per nessuna
ragione al mondo incrociatelo con dei meticci commerciali perché si
perderebbero tutte le caratteristiche della linea. A questo riguardo
voglio fare un esempio. Io possiedo una linea di snakeskin selezionati in
Israele. Durante un mio viaggio, in un negozio di Tallin acquistai due
meravigliosi maschi di snakeskin di provenienza russa ma purtroppo non
c’erano femmine disponibili. Questi maschi erano superiori ai miei
maschi isrealiani ed avevano una filigrana finissima, ma il risultato
dell’incrocio fu una catastrofe. I pesci che nacquero avevano tutti le
pinne a forma di U, una specie di bruttissimi doppiaspada. Evidentemente i
due ceppi, pur avendo colorazioni molto simili, utilizzavano geni diversi
per formare la coda a triangolo e l’incrocio non era possibile.
L’incrocio tra linee diverse rimane il metodo principale attraverso il
quale gli allevatori più esperti creano nuove razze ma rimane, per
l’appunto, cosa riservata agli allevatori più esperti. Il principiante
avrà già sufficienti difficoltà a mantenere stabili le caratteristiche
di una linea pura di alta qualità.
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Foto di
Marco Rosetti ( www.acquaportal.it)
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