Alla ricerca del portaspada rosso "selvatico"

(tra le altre cose)

Autori: Rich Serva e Gina Tash (originariamente pubblicato sul sito dell'American Livebearer Association)
Traduzione: Carmelo Fruciano

Lasciate che metta da parte qualunque confusione dicendo che solo uno di noi due fece il viaggio, ma devo dare il giusto riconoscimento a chi di dovere. Gina scoprì questa opportunità, mise da parte i nostri soldi così che io potessi andare e mi aiuta sempre a trasformare rozze bozze di articoli in qualcosa di leggibile. Sebbene sia stato io a compiere il viaggio, questo era comunque il nostro progetto.

Di tanto in tanto nella vita ti capitano delle opportunità sulle quali non dovresti soprassedere. Questo viaggio era una di quelle opportunità. Intorno alla fine del '96 chiamai il "Guru degli allevatori di vivipari", James "Prorio lui" Langhammer, per parlare del significato della vita ed altri argomenti filosofici (Gina lo definisce perder tempo). Jim mi disse che Derek Lambert, il giovane Guru Inglese...aveva provato a convincerlo ad andare in Messico quando Derek era venuto negli Stati Uniti in Febbraio. Iniziai a progettare di andare a Detroit a fare quattro chiacchere con Derek (e procurarmi dei vivipari da lui). Dopo aver detto a Gina della telefonata, lei iniziò ad elaborare il suo progetto.

Dopo qualche giorno Gina suggerì, che invece di continuare a parlare di quanto mi sarebbe piaciuto andare a fare un viaggio di raccolta in Messico sarebbe stata ora di saltare il fosso. Inoltre, se fossi tornato vivo, avrei potuto progettare un viaggio in Messico nel '98 per Gina e me. Chiamai Derek ed incominciammo a progettare il viaggio.

Xiphophorus evelynae

Dopo alcune settimane stabilimmo le priorità di ciò che volevamo vedere: Xiphophorus evelynae (che non è più diffuso nell'hobby), i molly delle sorgenti sulfuree (nessuno diffuso nell'hobby), Priapella bonita (mai più vista dalla descrizione originaria), portaspada "rossi" selvatici e le rovine Indiane (è la parte da vedere come turisti). Tutte queste cose erano contraddistinte dall'avere la massima priorità e, purchè avessimo raggiunto questi obiettivi, tutte le altre cose che sarebbero accadute sarebbero state delle buone aggiunte.

Giorno 1 (18 Febbraio)
Arrivammo all'aeroporto di Città del Messico Martedì alle 2 del pomeriggio, assolvemmo agli obblighi doganali e ci dirigemmo verso gli autonoleggi. Derek mi disse che ci sarebbero volute alcune ore per prendere la macchina ed uscire dalla città. Aveva ragione! Noleggiare un'auto in un paese straniero porta via molto tempo: oltre un'ora. Noleggiammo una piccola Nissan con aria condizionata e ci inoltrammo nel traffico di Città del Messico. Il nostro viaggio era finalmente in corso.

Lessi alcune informazioni per viaggiatori che sostenevano che Città del Messico fosse la città più grande del mondo. Non so se sia la verità o una trovata pubblicitaria ma è come qualsiasi grande città grande, con tanto traffico e disorientante. Per fortuna Derek sapeva ciò che faceva e ci trovammo fuori dalla città diretti verso la regione montuosa orientale della Sierra Madre sul versante Caraibico. Dato che la città era costruita su un alto plateau (circa ottomila piedi sopra il livello del mare), la mancanza di ossigeno ad una tale altitudine ci lasciò un po' a corto di fiato...o forse era la bellezza del paese. Questo era il tipo di territorio in cui si rinvengono i Goodeidi del genere Girardinichthys, ma non nel nostro caso. Entrambe le specie viviparus e multiradiatus sono disponibili tra gli hobbisti ed avevamo "pesci più grossi da friggere", per quel poco che ne sapevo!

Come in qualunque altro posto al mondo, ci sono pesanti contrasti. Un contrasto è dato dalle differenze tra il ricco ed il povero (ovvero bellissime haciendas e case in legno, bastoni o lamiera ondulata). Un contrasto ancora più strano era dato dal fatto che avremmo visto spesso una casa di mattoni cotti al sole o di blocchi di cemento con una grossa parabola satellitare sul tetto di lamiera ondulata o magari una ben tenuta auto d'epoca degli anni '60 parcheggiata vicino alla casa.

Raggiungemmo la città di Puebla nello stato di Puebla intorno alle 5:15 del pomeriggio. Ci sarebbero volute circa 3 ore per raggiungere la grande città successiva: Orizaba. Derek era un navigato viaggiatore del Messico e preferì non viaggiare di notte (cosa che era anche consigliata nei libri e brochure turistici che avevo), quindi cercammo un hotel. Dopo esserci sistemati nelle nostre stanze da 11 dollari a notte che erano abbastanza carine, scendemmo in strada fino a raggiungere un grazioso ristorante di un hotel a 4 stelle per mangiare un buon pasto. Successivamente tracciammo sulla carta il percorso della settimana e poi andammo a letto presto.

Ultima nota del giorno: quando un hotel nella città è nuovo, pulito e sembra troppo bello per essere vero...è troppo bello per essere vero. Le nostre stanze erano vicine ad una strada molto trafficata ed il rumore mi tenne sveglio fino a tardi. Fu una buona cosa il fatto che ci fosse un canale televisivo interessante.

Giorno 2 (19 Febbraio)
Dovevamo fare un lungo viaggio verso Palenque, quindi partimmo alle 5:45...forse avrei potuto fare una foto dell'alba. Fra non molto saremmo scesi dall'alto plateau e dalle montagne dal momento che ci avvicinammo alla regione della costa del golfo. La strada che ci portava dalla zona della Sierra Madre all'area costiera Caraibica era piena di curve. Ci volle parecchio tempo perchè il sole si innalzasse sopra l'orizzonte e squarciasse la foschia mattutina, ma quando lo fece (intorno alle 7:15) il sole era una palla infuocata. Per fortuna, le ventose strade di montagna ci facevano stare rivolti al sole solo per parte del tempo.

Il paesaggio iniziò a cambiare. I cactus fecero posto ad alberi ed arbusti che sembravano come quelli che avresti potuto vedere in qualunque zona temperata. Queste piante presto furono sostituite da banani, palme e campi di canna da zucchero.

Stavamo percorrendo una delle autostrade del Messico, quindi viaggiare fu semplice. C'erano caselli prima di ogni uscita per una grande città o strada principali ma i costi non erano male: da 10 ad 80 pesos (1-10 dollari americani). In base al fatto che fossimo in una zona di città o di campagna la nostra velocità media era di 70-110 Km/h per la maggior parte del tragitto. Risparmiare tempo valeva il prezzo. Dopo non molto superammo l'uscita per Cordoba ed iniziammo a cercare una strada che ci portasse al Rio Atoyac.

Nel libro sui vivipari di Meyer ed altri ci sono foto di alcune belle popolazioni di portaspada rossi naturali ed una delle località in cui Manfred trovò questi pesci era il Rio Atoyac (qualcuno che lavora con lo "Xiphophorus Stock Center" mi aveva informato che non vi erano vere popolazioni selvatiche di helleri rosso ma io e Derek ci sentivamo obbligati a rincorrere in ogni caso quella chimera). Derek mi informò che le strade non sono sempre ben segnalate pertanto uscimmo dall'autostrda e dopo che passammo una piccola città non segnalata prendemmo una piccola strada che portava a Nord. Ci dirigemmo dritti in un ingorgo presso un'industria di trasformazione della canna da zucchero. Dopo esserci duramente fatti strada in quell'ingorgo, scoprimmo che eravamo a Yanga: avevamo preso l'uscita prima di quella giusta. Dopo aver perso la bussola per mezz'ora (gli Uomini non si perdono, avevamo perso il senso dell'orientamento solo momentaneamente!), tornammo indietro al nostro percorso diretto ad Est e trovammo l'uscita giusta: una piccola strada in terra battuta che andava a Nord attraversando campi di canna da zucchero. Questa strada era lievemente trafficata e più promettente.

Presto prendemmo un ponte sopra un piccolo fiume che doveva essere un tributario dell'Atoyac. Ci fermammo presso una strada di accesso ad un campo di canna da zucchero e ci mettemmo in pantaloncini corti e scarpe da pesca. C'era una piccola cascata alta venti piedi che connetteva alla parte del fiume più a monte del ponte. Entrammo in acqua e ci dirigemmo verso la cascata ove incontrammo molte rocce sporgenti ed un piccolo insieme di rapide. Le rocce erano coperte di alghe e piuttosto scivolose. Ci muovemmo con attenzione da un gruppo di rocce all'altro e pescammo su entrambi i lati delle rocce. L'acqua arrivavaa appena oltre il ginocchio ma con una forte corrente. Trovammo Poecilia mexicana davanti alle rocce che affrontava la corrente. Intorno alle rocce fino alla loro parte posteriore trovammo Poeciliopsis gracilis, Heterandria bimaculata, Xiphophorus andersi ed alcuni giovani di Xiphophorus helleri (tutti verdi). Individuammo anche dei pesci verdi più grossi nell'acqua più profonda ma si tennero alla larga dalla nostra senna. Lungo la riva in mezzo alle piante, prendemmo maggiori quantità di P. mexicana e P. gracilis: catturammo principalmente giovani ed avannotti, gli adulti furono abbastanza bravi da sfuggirci. Passammo senza dubbio più di un'ora a pescare e non trovammo portaspada rossi. Facemmo alcune foto, liberammo i pesci e ci rimettemmo sulla lunga strada per Palenque. Il viaggio era lungo ma il tempo passò velocemente in quanto organizzammo la nostra visita alle rovine Maya e la pesca nella zona di Palenque. C'erano un sacco di cose da guardare quando ci avvicinammo alla foresta pluviale situata più a Nord.

Dopo Villahermosa viaggiammo su strade piuttosto buone ma non erano nulla se paragonate alle autostrade e tutti rallentarono un poco. Di tanto in tanto la strada diventava più accidentata ma nulla rallentava il traffico più di un paio di "topes". Il Messico non ha la moltitudine di segnali e luci di stop che abbiamo nel nostro paese. Invece i Messicani utilizzano i "topes" ed i "vibradores" per rallentare il traffico. Un "topes" è una protuberanza sulla strada che potrebbe asportare la coppa dell'olio se presa con sufficiente forza. I "vibradores" sono quelle che noi chiamiamo "strisce rumorose", solo che fanno veramente rumore. Dopo una settimana di viaggio in Messico, trarrei la conclusione che questi sistemi di controllo della felocità funzionano bene. In corrispondenza dei "topes" o dei "vibradores" il traffico rallentava fino a procedere in modo lentissimo. Alcuni intraprendenti messicani allestiscono bancarelle o tavoli per vendere merce ai viaggiatori. Sapete, il "solito tipo" di bancarelle poste ai margini della strada che vende bibite, cereali, spremute, banane, conures, tucani, iguane, pelli di piccoli gatti selvatici, eccetra...

Un cambiamento netto che notai sulla strada consiste nel fatto che vedemmo truppe di addetti che potavano o bruciavano le erbacce ed i cespugli che crescevano in numerosi punti lungo la strada. Sembra che questa persone debbano rimanere vigili, altrimenti la giungla si riprende la terra.

Avevamo passato al Rio Atoyac un tempo maggiore del previsto ed arrivammo tardi a Palenque, cosa che infranse una delle regole di Derek: compiere tutti gli spostamenti di giorno. Dopo che superammo la città di Palenque, deviammo dalla strada che portava alle rovine e ci dirigemmo verso il nostro albergo a Nututun. Dovevamo passare attraverso un posto di di blocco di polizia. Derek disse che era una forma di spettacolo per i turisti. Arrivammo all'Hotel Nututun circa un'ora dopo che si era fatto buio. L'albergo era pulito e moderno ed un po' più costoso del precedente.

Dato che adesso ci trovavamo all'interno di una foresta pluviale e che la temperatura era salita nel pomeriggio, decidemmo di voler arrivare alle rovine all'orario di apertura ai visitatori (le 8 del mattino).

Giorno 3 (20 Febbraio)
Fu una bellissima mattina. Mangiammo la colazione ("huevos revueltos", ovvero uova strapazzate, alla messicana) ed arrivammo alle rovine intorno alle 8 del mattino come avevamo programmato. Seguimmo un sentiero attraverso un'area di foresta dal parcheggio fino ad una zona disboscata. Quando arrivammo alla zona disboscata ci trovavamo direttamente di traverso ad un gruppo di rovine. Utilizzando illusioni ottiche nel disegno dell'architettura, le strutture sembravano piuttosto magnificenti e mistiche. Un fantastico gruppo di strutture ritagliato dalla foresta pluviale intorno al 700 dopo Cristo.

Salimmo per le strutture per due ore comportandoci da tipici turisti che fanno le foto, poi ci ridirigemmo al parcheggio ed alle bancarelle di souvenir. Dopo aver comprato magliette ed oggettini per portarli a casa, ci dirigemmo alla tavola calda per comprare della coca-cola fredda. Un piccolo tributario del Rio Palenque scorreva dietro il bar, quindi andammo a vedere se potevamo notare pesci. L'acqua sembrava fuoriscire direttamente dalle rocce della montagna, sembrava fresca ed invitante e c'era una bella specie color ambra di Priapella (probabilmente la compressa) che guizzava.

Dopo aver lasciato le rovine ci dirigemmo verso le cascate di Agua Azul, che si trovavano 70 Km a Sud in un parco nazionale. Sebbene le cascate fossero molto più piccole delle Cascate del Niagara, fui molto più impressionato dalle cascate messicane. Agua Azul non ha molto cemento e costruzioni che distolgoo la vista. Benchè fossimo andati in Messico a cercare pesci, valeva la pena perdere un po' di tempo altrimenti usato per pescare per vedere le rovine di Palenque e le cascate di Agua Azul.

Dopo esser tornati all'albergo, avevamo ancora un'ora e mezza prima che facesse buio, quindi ci cambiammo mettendoci l'attrezzatura da pesca e ci dirigemmo verso la città di Palenque per comprare dei secchi. Trovammo in un piccolo negozio alcuni secchi che sembravano usati al prezzo giusto: un dollaro l'uno. Impacchettammo i nostri secchi e ci dirigemmo verso il Rio Michol, che si trovava a 10 minuti dall'albergo.

Thorichthys sp.

Scavalcammo una staccionata e ci dirigemmo verso il fiume passando attraverso un pascolo di mucche. Dopo aver pescato con la rete nell'acqua bassa alcuni molly (P. mexicana) ed aver dato la caccia con limitato successo agli Heterophallus lì intorno, ci dirigemmo con la senna nell'acqua profonda tra le ginocchia e la cinta. Dopo non molto catturammo un piccolo gruppo di pesci arcobaleno ed un piccolo gruppo di Xiphophorus helleri, incluso un magnifico maschio (con una linea rossa laterale, una spessa punta della spada nera ed un giallo luminoso sui lati). Quando arrivò il crepuscolo, sempre più pesci fuoriuscirono dai loro rifugi diurni e catturammo due Ciclidi del tipo Thorichthys ed un piccolo gruppo di Heterophallus echeagarayi. Tenemmo i portaspada, gli Heterophallus (adulti e giovani) ed i pesci arcobaleno (giovani) e lasciammo liberi i Ciclidi (adulti di giovane età) dopo aver fatto qualche foto. A questo punto la notte si avvicinava velocemente, pertanto ritornammo all'albergo.

Giorno 4 (21 Febbraio)
La mattina ci alzammo e ci dirigemmo al fiume dietro l'albergo. Usando la senna catturammo Poecilia mexicana ed Astyanax sp. ...wow! C'era una buona quantità di Ciclidi di doscreta taglia ma essi si tennero alla larga dalla nostra senna. Derek mi parlò di come un appassionato avesse provato tutto il giorno senza successo a prendere questi Ciclidi. Mi piacciono i Ciclidi originari del Messico ma non a tal punto! Dopo 15 minuti di tentativi ci arrendemmo e ci mettemmo sulla strada per Teapa. In realtà ci stavamo dirigendo a Banos del Azulfre, una sorgente sulfurea proprio a Sud di Teapa. Il punto in cui la sorgente sulfurea si unisce con un corso d'acqua fresca costituisce l'habitat dei molly delle sorgenti sulfuree, della Gambusia delle sorgenti sulfuree (Poecilia sulphuraria) e di Gambusia eurystoma.

Per raggiungere Teapa attraverso una strada principale, bisogna ritornare a Villahermosa e poi prendere l'unica strada principale che va direttamente a Sud. Pensammo che avremmo risparmiato tempo facendo un percorso alternativo che avesse ridotto la distanza della metà. La nostra strada alternativa era a dir poco unica. Dapprima era una strada asfaltata in buone condizioni che si trasformò in una strada asfaltata piena di buche. Dopo non molto divenne una strada coperta di ghiaia su cui era più facile viaggiare rispetto alla strada piena di buche. Sfortunatamente diventò una strada in terra battuta con profondi solchi. Ad un certo punto la strada divenne così "scombinata" che Derek camminò davanti alla macchina così da poter guardare la strada. I solchi erano così profondi che passammo con le ruote di sinistra sulla zona rialzata tra i solchi in modo da non far strisciare la coppa dell'olio, comunque non mi lamenterò di questo dato che arrivammo al Rio Teapa, vicino Puyacatengo.

Sebbene il fiume sembrasse fluire lentamente, notammo grossi mulinelli che sembravano abbastanza pericolosi. Ci accontentammo dell'argine in cemento su un lato della strada e trovammo Gambusia sexradiata e Rivulus tenuis. I Rivulus si nascosero tra la vegetazione dalla parte dell'acqua e le Gambusia nuotarono liberamente sul lato dell'argine. Dall'altra parte della strada prendemmo un piccolo platy della specie maculatus con una graziosa macchia blu iridescente sul fianco, di sicuro da tenere. Presto fummo di nuovo in viaggio e, dopo alcune svolte sbagliate a destra e a manca, trovammo la giusta via, attraverso Teapa e le sue piantagioni di banane, che conduceva ad Arroyo de Azulfre, presso Banos del Azulfre.

La sorgente sulfurea si trovava in un piccolo parco. La gente veniva da ogni dove per bagnarsi in una piscina alimentata dalle calde sorgenti sulfuree. Il molly delle sorgenti sulfuree si trova nelle acque in cui l'acqua della sorgente sulfurea si unisce ad un corso d'acqua dolce. Ci dirigemmo a questo corso d'acqua dolce. L'acqua era di un colore grigio lattiginoso ed il fondo sembrava fangoso. Non notai alcuna vegetazione nell'acqua, comunque c'erano rami e sterpaglie lungo i lati del corso d'acqua. I rami erano ricoperti di un film biancastro lasciato dall'acqua sulfurea. Sebbene non vedemmo nulla nell'acqua aperta, c'erano avannotti di Poecilia sulphuraria e Gambusia eurystoma che si nascondevano lungo i lati del corso d'acqua. Dopo alcune pescate con la rete, avevamo una buona quantità di esemplari di ambedue le specie. In quel momento eravamo già in pieno pomeriggio ed avevamo una lunga strada da percorrere per arrivare al lago Catemaco. Fu ben dopo il tramonto che arrivammo all'Hotel La Finca, sulle rive del lago Catemaco.

Giorno 5 (22 Febbraio)
Ci alzammo presto per provare a scattare una foto dell'alba sul lago ma senza fortuna: la foschia offuscava il sole. Ancora peggio, perdemmo troppo tempo a cercare di far foto ed il vento si alzò producendo grosse onde sulla superficie del lago. Quando le onde sono intense, i portaspada ed i molly del lago Catemaco si dirigono nell'acqua profonda. Decidemmo che avremmo pescato nel lago con la senna il mattino successivo, quindi caricammo la macchina e ce ne andammo. Stavamo per dirigerci ad Ovest per cercare Priapella bonita ed un'altra popolazione di portaspada rossi citata nel libro di Meyer ed altri.

Il paesaggio fu gradevole ma il viaggio fu molto più lento dei giorni precedenti. Passammo per grandi aree di acquitrini salati che sembravano l'habitat perfetto per dei killi. Pescammo nel Rio Papaloapan, vicino Cosamaloapan, ma tutto ciò che trovammo furono degli Astyanax e Gambusia sexradiata. Da lì ci dirigemmo verso il Rio Tonto per cercare Priapella bonita, un pesce che non è stato più visto dopo la sua descrizione, nel 1915. Durante il tragitto, pescammo in un fiume costeggiato da campi di peperoncino che sarebbe potuto essere un tributario del Rio Playa Vicente. Dopo aver pescato per 10 minuti riuscendo a prendere solo avannotti di Belonesox, proseguemmo il percorso. Dopo non molto trovammo la strada secondaria che portava al fiume. Percorremmo una strada di terra battuta e ghiaia per oltre 10 Km e giungemmo ad un villaggio di Refugio (3 case l'una vicina all'altra) lungo il fiume.

Aggrappandoci, scendemmo al fiume roccioso passando per delle scoscese e fangose scarpate. In realtà la mia discesa sembrò come uno scivolone in seconda base che fu bruscamente fermato dalle rocce...ahia! Pescammo in quel punto per oltre mezzora e non vedemmo neppure un pesce. Il livello dell'acqua era basso e c'era una grossa senna, aggrovigliata tra le rocce ed i detriti, messa di traverso rispetto a parte del flusso d'acqua ma non trovammo nulla sotto l'area del ponte. Cercammo in lungo e in largo per il fiume delle macchie di vegetazione in cui cercare avannotti ma non trovammo nulla. Se avessimo notato pesci, avremmo continuato. Ovviamente, Priapella bonita non doveva esser trovata in quel giorno. Decidemmo che avremmo avuto miglior sorte cercando portaspada rossi nel Rio Playa Vicente.

Era pomeriggio inoltrato quando arrivammo a Playa Vicente, una città con oltre mille abitanti ben lontano dalle strade principali. Cinque minuti più tardi arrivammo al fiume: prendemmo l'attrezzatura e ci dirigemmo verso l'acqua. Che shock! C'era una pellicola grigio-nera che fluttuava nell'acqua, non una piantina lungo le sponde nè un uccello vicino alla superficie dell'acqua. Questo fu l'unico, drammatico sfoggio della capacità dell'uomo di distruggere il proprio ambiente che vedemmo durante l'intero viaggio. Di certo avevamo visto stabilimenti di lavorazione della canna da zucchero che emettevano fumo ma comunque non avevamo pescato in nessuno dei fiumi vicino agli stabilimenti.

Un volta ripresi dallo shock decidemmo di non disfare le reti: non ci sarebbe potuto essere nulla di vivo in quello schifo. Considerammo la possibilità di provare a pescare nella parte del fiume che precedeva la città ma guardando sulle mappe non vedemmo alcun semplice accesso al fiume. Da ciò che potevamo vedere, non sarebbe stato facile trovare il portaspada rosso.

Arrivammo di nuovo all'albergo dopo che si era fatto buio. Decidemmo che in un modo o nell'altro avremmo visto del pesce in quel giorno: ordinammo pesce al ristorante dell'albergo. Il piatto a base di pesce sembrava essere Petenia splendida ed aveva un ottimo gusto nel suo succo d'aglio: adesso ho trovato una nuova passione per i Ciclidi.

Xiphophorus birchmanni

Giorno 6 (23 Febbraio)
Non appena ci fu luce uscimmo a controllare il lago: le onde erano ancora consistenti, quindi ci dirigemmo verso una zona più protetta del lago. Ci inoltrammo in una strada che circondava il lago e guidammo per circa mezzo miglio fino alla città di Victoria. Passammo attraverso la città in direzione del lago e trovammo un corso d'acqua che alimentava il lago. Dovemmo passare attraverso dei fitti cespugli per giungere al corso d'acqua. Nel giro di alcuni minuti, il braccio di Derek divenne rosso ed entrambi iniziammo a sentire prurito...Edera velenosa? Quercia velenosa? Tutto ciò che sapevo era che avrei trovato un percorso alternativo tornando alla strada. Pescammo per circa 15 minuti e prendemmo alcune larve molto piccole. Il letto del corso d'acqua era coperto di una fine roccia vulcanica della granulometria della sabbia. Dopo essere ritornati alla strada, andammo al lago e pescammo sulla riva tra la vegetazione. Questa pescata non fu male: Poecilia catemaconis, Poeciliopsis catemaco, Xiphophorus milleri, Xiphophorus helleri ed una Petenia splendida. Il Poeciliopsis fu ributtato in acqua e ritornammo all'albergo per una doccia e per fare le valige.

Dal momento che il Rio Necaxa era distante circa un giorno di viaggio, ci dovevamo muovere il più presto possibile. Il traffico era lento attraverso le città lungo la strada della costa. Ad un certo punto trovammo in ciò che sembrò essere un tratto di 10 Km con tutto il traffico dalla nostra parte della strada che si muoveva in modo lentissimo; comunque la strada costiera ne valeva la pena. La vista era stupenda e scattammo alcune belle foto del Mar dei Caraibi. Dopo la città di La Guadalupe, la strada girò verso l'entroterra (Ovest) in direzione di Poza Rica. Da quel punto in poi ci dirigemmo verso le montagne. Ci trovavamo in continuazione dietro dei lenti camion che salivano e scendevano dalle montagne.

Arrivamo alla Diga del Rio Necaxa all'imbrunire. Da una parte della diga vi era una base militare con alti recinti e guardie armate. Ci dirigemmo dall'altra parte, lontano dalle armi semi-automatiche. L'acqua era trasparente ma non vedemmo alcuna vegetazione nè alcun pesce. Decidemmo di dirigerci più verso la sorgente del fiume presso Nuevo Necaxa e tentare la fortuna lì. Quando tornammo di nuovo al fiume si era fatto buio, comunque perlustrammo la zona e poi tornammo all'albergo che avevamo superato pochi minuti prima. Controllammo nell'albergo e ci rendemmo conto che non avevano un ristorante, comunque l'albergo era costruito sul lato della montagna e quasi non vi erano rumori che provenissero dalla strada, pertanto rimanemmo.

Pranzammo alla grande in un posto a Nuevo Necaxa, poi prenotammo per una notte.

Giorno 7 (24 Febbraio)
Dopo esserci alzati presto ci dirigemmo al fiume. L'acqua aveva un flusso veloce e noi dovevamo attraversare il fiume per giungere ad una graziosa area tranquilla piena di vegetazione a pelo d'acqua. Parliamo di un risveglio mattutino: l'acqua era fredda come il ghiaccio! Dopo che iniziammo a pescare Xiphophorus evelynae dimenticai che l'acqua fosse fredda.

Dopo 15 minuti prendemmo circa 30 individui quindi Derek disse che era arrivato il momento di rimetornare in strada. Ci dirigemmo verso una pozza sulla riva opposta che era protetta da grandi rocce: bingo! Catturammo circa una dozzina di Heterandria jonesi (in realtà "Proprio lui" preferisce chiamarli Pseudoxiphophorus). Dopo aver messo in ordine, iniziammo il viaggio verso Ovest in direzione di Pachuca. Nella tarda mattinata ci fermammo presso un ristorante che si affacciava sulla strada per quello che io ritenni fosse il miglior pranzo dell'intera settimana, dopo l'aver mangiato i Ciclidi. Man mano che andavamo su e giù per le montagne ed attraverso i plateau, lo scenario cambiava costantemente: aree con arbusti, aree desertiche, foreste di conifere e zone con piante che sembravano di zone temperate. Ogni mezz'ora-un'ora entravamo in un habitat diverso.

Alla fine superammo la grande città di Pachuca e ci dirigemmo a Nord sulla Mexican Highway 105. Pachuca si trovava su un plateau alla base di alcune montagne. Nuovamente, iniziammo una lunga, lenta risalita dietro un sacco di camion. La strada 105 che andava verso Nord dopo aver superato Pachuca sembrava avere una piccola costruzione votiva ad ogni curva. I messicani costruiscono queste piccole costruzioni votive nel punto in cui un caro è morto in un incidente stradale: si trattava ovviamente di una strada pericolosa. Decidemmo che saremmo dovuti tornare a Pachuca prima della notte.

Xiphophorus malinche

Originariamente, ci eravamo preposti di cercare alcuni pesci del tipo Cichlasoma bartoni presso Huejutla De Reyes ma il tempo stava finendo. Quando raggiungemmo la svolta per Calnali erano circa le tre del pomeriggio ed avevamo ancora altre due ore e mezza per andar via. Per risparmiare tempo decidemmo di pescare nei pressi di Calnali. Si trattava di una buona alternativa dal momento che Derek aveva già pescato in questo sito e sapeva che vi avremmo trovato dei portaspada. Dopo aver guidato per circa 20 Km su una strada secondaria della 105, giungemmo al fiume. Secondo il saggio sui portaspada del Rio Panuca di Rauchenberger ed altri, possono essere trovati nel Rio Calnali sia Xiphophorus birchmanni che Xiphophorus malinche. Ci preparammo con l'attrezzatura per pescare. C'erano pesci dappertutto ma Derek insistette che i migliori pesci si trovavano dopo le rapide. Le rocce erano scivolose e l'acqua era rapida, comunque trovammo una pozza tranquilla distante dalle rapide e ci mettemmo al lavoro. I pesci saltavano sulla senna, guizzavano attorno alla senna, si nascondevano tra le rocce e si gettavano nella senna. Riuscimmo a catturare Xiphophorus birchmanni, Xiphophorus malinche ed un bellissimo Ciprinide di grosse dimensioni. Scattammo alcune foto del Ciprinide e lo ributtammo, poi impacchettammo i portaspada. Tornammo sulla 105 e ci dirigemmo verso Città del Messico. Come al solito giungemmo al Mexico City Airport Marriott ben dopo l'imbrunire. Dapprima vennero i pesci, poi ci rassettammo per pranzare.

Mangiando, chiesi a Derek se il percorso che avevamo fatto era equivalente al suo viaggio tipico. Disse che si trattava di un viaggio medio ma il suo viaggio tipico durava due settimane, non una. Andai a letto stanco quella notte ma ero contento di quello che avevamo ottenuto.

Giorno 8 (25 Febbraio) e successivi
Derek ed io ci alzammo presto ed iniziammo ad impacchettare i pesci. Dopo due ore ci prendemmo una pausa e facemmo colazione, poi procedemmo ad impacchettare altri pesci. E' inutile dirlo, tornammo senza problemi. Il freddo volo di ritorno a casa causò alcune vittime e l'acclimatazione ne causò, alcune altre ma tutto sembra essersi stabilizzato adesso.

Gina ed io abbiamo recentemente ottenuto avannotti dagli Heterandria, dagli Heterophallus e da entrambe le femmine di Xiphophorus (malinche e/o birchmanni) raccolte a Calnali. Il maschio di Xiphophorus birchmanni ed il maschio di Xiphophorus malinche stanno crescendo bene e si stanno colorando in modo grazioso: di sicuro pesci da mostra. Gli Xiphophorus maculatus del Rio Teapa presso Puyacatengo sono pieni di salute e la femmina più grossa è gravida. Gli Xiphophorus evelynae hanno sviluppato i caratteri sessuali ed una femmina ha rilasciato circa una dozzina di avannotti. I portaspada del lago Catemao stanno crescendo velocemente. Le Gambusia delle sorgenti sulfuree, i molly del lago Catemaco e gli Xiphophorus milleri sono in buone mani ed ho sentito che stanno bene. E' rimasto solo un molly delle sorgenti sulfuree. I pesci arcobaleno del Rio Michol sono morti ma nessun altro ha avuto fortuna con essi. A posteriori, devo dire che il viaggio è venuto piuttosto bene.

Sono stato bene? Lo farei di nuovo? Sì, di corsa!