I BENEFICI DELL’INCROCIO

Di Al Savastio A.L.A., tratto dal sito http://home.clara.net/xenotoca/

Traduzione di Fabio Sebastiani

 

Al di la delle associazioni negative che derivano dalle parole “incrocio tra consanguinei”, gli acquariofili probabilmente non conoscono i benefici di un accoppiamento selettivo tra esemplari strettamente imparentati. Controllai su alcuni testi di genetica la corretta definizione di inincrocio; i testi definiscono l’inincrocio come l’accoppiamento tra individui imparentati. Geni differenti su di uno stesso locus sono chiamati alleli (Per locus genico si definisce la posizione fisica di un gene su di un cromosoma. N.d.T.). Se un pesce possiede due alleli identici per uno stesso locus è definito omozigote per quel gene (lo stesso cromosoma è presente in due copie, una materna e una paterna. NdT). Suppongo sia possibile ottenere pesci omozigoti per un determinato locus da un accoppiamento tra pesci non imparentati ma l’inbreeding aumenta di molto le possibilità che questo accada. Questo tipo di approccio alla riproduzione non puo’essere buono o cattivo a priori; bisognerebbe in ogni caso non abusarne ma cercare di usarlo costruttivamente.

La maggior parte di noi è consapevole che i comuni platy e portaspada sono il frutto d’ibridazioni, le quali, sono quasi sempre seguite da inincrocio. In un secondo momento, infatti, gli ibridi vengono fatti accoppiare tra di loro (fratello con sorella), o con uno dei genitori. L’unica eccezione si presenta quando l’ibrido risulta essere sterile; come ad esempio l’incrocio tra cavalli e asini è l’unico modo per ottenere dei muli che pero’ sono sterili ( in realtà i muli derivano dall’incrocio di una cavalla con un asino e solo i maschi sono sterili. N.d.T)

Come hobbisti possiamo fare uso di un tipo di inincrocio chiamato Linabreeding. Personalmente uso questo tipo di tecnica ogni qualvolta che tento di riprodurre un maschio di portaspada particolarmente bello. La prima cosa da fare è quella di far accoppiare il maschio in questione con una femmina vergine; questo per essere sicuri della paternità della prole risultante. Il secondo passo è quello di fare accoppiare il maschio con la sua discendenza; in altre parole lo faremo accoppiare con le figlie e le nipoti. Viene seguito questo procedimento poiché l’intento è quello di ottenere esemplari belli come il maschio che avremo scelto. In questo modo, quindi, potrete creare una bella linea di maschi; cosa che non avverrebbe con il metodo dell’accoppiamento casuale, dove, un bell’esemplare, salta fuori una volta ogni tanto.

Ogni volta che farete accoppiare il vostro miglior maschio con la sua discendenza non farete altro che aumentare il suo contributo alla definizione del pool genico per quella linea.

Gli allevatori professionisti utilizzano spesso questo metodo.

Il nostro obiettivo sarà quindi quello di ottenere splendide varietà di pesci, non solamente singoli esemplari appariscenti. Un giorno di questi mi piacerebbe vedere un concorso dove siano richiesti una dozzina di pesci da gara e non solo singoli esemplari.

Un approccio alla conservazione dei vivipari in acquario è in qualche modo un pareggio rispetto ai nostri obiettivi.

Articolo riprodotto da ALA Magazine numero 98 Marzo/Aprile 1988