Ameca
splendens: esperienze di allevamento
di
Alessandro Tozzi
L’Ameca splendens, originaria dei fiumi messicani Rio Teuchitlàn e Rio Ameca, è la prima specie appartenente alla famiglia dei Goodeidi che ho iniziato ad allevare e devo dire essere uno dei più bei pesci di questa famiglia che abbia conosciuto. Inizialmente avevo una coppia in comunità con altre specie in un acquario da 100 litri in cui erano presenti moltissime piante acquatiche, con fondale ghiaioso e acqua dura (pH 8). In queste condizioni la coppia si è riprodotta con facilità e la femmina ha partorito più di una volta circa 6-8 piccoli di circa un centimetro l’uno.
I piccoli fin dai primi giorni di vita sono già completamente sviluppati
e autosufficienti. Hanno una livrea maculata probabilmente per nascondersi
meglio da possibili predatori mimetizzandosi sul fondo. A volte, se
inseguiti insistentemente da un adulto adottano una particolare forma di
difesa: si fingono morti restando immobili e lasciandosi portare dalla
corrente in posizione trasversale fino a scampato pericolo. Sono
pesci molto pacifici e robusti, alghivori che io di solito alimento
alternando mangimi a base vegetale, insetti e crostacei liofilizzati,
scaglie o fiocchi.
A
seguito delle molte riproduzioni avvenute nel mio acquario il numero dei
pesci è aumentato così ho preferito trasferirli in una vasca dalle
dimensioni maggiori (circa 200 litri) dove mi è sembrato vederli più a
loro agio. Infatti questi pesci la cui dimensione è di 8-12 centimetri
sono buoni nuotatori e più spazio si da loro per il nuoto meglio è.
Tuttavia di tanto in tanto mi trovavo costretto proprio per mancanza di
spazio a ridurre il loro numero in vasca dando via qualche esemplare.
Questo mi ha dato modo di volta in volta di osservare il comportamento i
diverse situazioni di popolamento della vasca. All’inizio
era presente solo una coppia. Il maschio adulto ha dei colori veramente
spettacolari infatti la livrea, a fondo grigio, presenta una banda nera
longitudinale che decorre per tutta la lunghezza del corpo mentre sono
anche presenti delle vaste zone di scaglie iridescenti che brillano con il
movimento del pesce; la pinna dorsale, anale e caudale sono invece
bicolore nero e giallo, con l’intensità del giallo che dipende dallo
sviluppo del pesce in generale che dalla maturità sessuale. Nella
femmina, meno appariscente, la banda longitudinale nera che è presente
nel maschio ha andamento più discontinuo e il colore è diffuso tanto da
conferire alla livrea un aspetto globale maculato.
Tutti i piccoli mantengono la livrea maculata giovanile per al meno tre
mesi, momento in cui è possibile determinare il sesso. Nel maschio
infatti in corrispondenza della pinna anale si differenzia un andropodio a
funzione riproduttiva. Progressivamente si accentua la banda longitudinale
nera mentre il colore giallo appare più in ritardo. A questo proposito ho
notato che in un dato periodo in cui era presente un solo maschio adulto
con colori pienamente espressi, un gruppo di 4 giovani maschi stentavano a
manifestare il tipici colori giallo e nero delle pinne e che in oltre
questi erano presente con toni di intensità crescente sebbene i giovani
fossero tutti della stessa età. L’impressione era che la manifestazione
dei caratteri sessuali dei giovani fossero inibiti dalla presenza del
maschio adulto che doveva avere evidentemente un ruolo di dominanza e
questo era anche confermato dalle sempre più numerose aggressioni che
avvenivano tra loro. Il susseguirsi delle parate di minaccia e la
colorazione delle livree sempre più marcate di alcuni dei giovani maschi
mi sembrava confermare l’esistenza comunque di una certa gerarchia di
branco. L’ulteriore conferma è arrivata poi con la scomparsa del
maschio adulto allorché, mentre ormai i colori erano evidenti in tutti
gli individui, uno dei 4 presentava intensità e contrasti di colore
nettamente maggiore degli altri.
E’ molto interessante assistere al corteggiamento dell’Ameca
splendens. Il maschio insegue la femmina e le si presenta sia di lato
che di fronte a pinne spiegate facendo vibrare il corpo utilizzando le
scaglie smerigliate come per impressionarla con i colori del corpo e delle
pinne. La femmina risponde all’approccio del maschio posizionandosi di
traverso con il capo verso il basso facendo oscillare ritmicamente il
corpo a scatti. Se il corteggiamento va a buon fine il maschio e la
femmina si affiancano e si accoppiano accostando gli organi riproduttivi e
facendo oscillare il corpo all’unisono. Nel mio acquario attualmente
sono presenti più maschi che femmine per cui è molto facile che un
maschio debba interrompere il corteggiamento e si debba dedicare invece a
scacciare gli altri maschi nelle vicinanze che vogliono approfittare della
circostanza. Devo
ammettere che è veramente suggestivo assistere alle spettacolari parate
di corteggiamento di molti maschi, alle parate di minaccia e a brevi
azioni di attacco e fuga che si susseguono a breve distanza di tempo. Mi è capitato più di una volta di assistere ad un parto e devo ammettere che la nascita di piccoli è sempre un evento molto suggestivo. Si può capire che una femmina è in procinto di partorire dalla forma dell’addome che da tondeggiante diventa di forma più squadrata e appuntita in prossimità della zona anale. I piccoli vengono espulsi uno ad uno a partire dalla coda e tanto lentamente che l’avannotto che inizia a sporgere dalla madre ha il tempo di distendere bene i raggi della coda e prepararsi così al nuoto. A momento del distacco dalla madre il piccolo porta ancora con se per alcune ore parte della “trofotenia”, la struttura che lo teneva legato alla madre e da cui traeva nutrimento. Nel complesso il parto può durare fino un giorno, come l’ultimo a cui ho assistito. In particolare, durante le ultime ore del parto ho visto la femmina veramente sofferente infatti tendeva ad appartarsi tra le piante e la respirazione era più accentuata del solito. Di tanto in tanto poi, assumendo una posizione obliqua, effettuava con il corpo delle vibrazioni rapidissime a cui non avevo mai assistito come a voler facilitare l’espulsione dei piccoli non ancora partoriti. Dopo il parto la femmina era evidentemente provata e mostrava il ventre incavato e un andamento barcollante situazione che però si è risolta nel giro di pochi giorni. Un’altra situazione che ho costatato essere causa di stress per questi pesci è la convivenza forzata in acquario di un solo individuo con altri pesci di specie diverse, infatti la mia impressione è che questi pesci stiano molto più a loro agio in gruppi di più individui della stessa specie a formare un piccolo branco. |