Tecnica

RIDARE VITA AD UN VECCHIO ACQUARIO IN ALLEGRIA

di Stefano Caproni

 

 

E’ quasi impossibile che durante la “carriera” di un acquariofilo non arrivi il momento di fare i conti con una vecchia vasca sepolta per anni in cantina, o di una vasca abbandonata al suo destino in un esercizio commerciale fallito, o anche una vasca ancora in funzione, ma che vorremmo rifare per ricreare un nuovo acquario o anche solo per il gusto di ricominciare l’avventura “partendo da zero”.

La scoperta di una vecchia vasca in cantina, sommersa da qualche centimetro di polvere, con i vetri ricoperti da un sottile strato di sostanza indefinibile con qualche ragnatela ben tessuta da un vecchio ragno, è spesso un evento traumatico, sia per l’acquariofilo, che si trova davanti ad un’impresa che sembra ai limiti della realtà, sia per il vecchio ragno, che si chiederà perché mai, pur avendo pagato l’ultima rata dell’affitto, si vede sfrattato dopo anni di tranquilla convivenza con le pareti della vasca.

Scacciato il ragno (mi raccomando, ho detto scacciato, non schiacciato), siamo nel momento più difficile, abbiamo la vasca di fronte, e ci sembra impossibile che tra un mesetto possa ospitare qualche bel pesciolino da osservare attraverso acqua limpida e vetri cristallini.

E’ il momento in cui consiglio all’acquariofilo di assumere abbondanti dosi di camomilla

I momenti da evitare per intraprendere un avventura del genere sono la fine delle ferie, la domenica sera se la propria squadra del cuore ha perso, la consegna della pagella da parte del figlio.

I momenti migliori sono l’inizio delle ferie, il giorno dopo un aumento di stipendio o una vincita al superenalotto (ma una piccola vincita, anche perché in caso di grosse somme, conviene lasciare la vasca al ragno e comprarne una nuova).

Smaltito il momento di meditazione, è ora di cominciare a lavorare sul serio, con ottimismo, perché in poche ore si può riportare all’antico splendore una vasca in condizioni apparentemente pietose.

Oltre alla pazienza ci dobbiamo armare di un tavolo dove appoggiare la vasca (si può usare lo stesso supporto dell’acquario se c’è), ricordando magari di mettere tra il supporto ed il tavolo un foglio di polistirolo o di gomma, in modo da evitare urti o avvallamento che potrebbero danneggiare la vasca, ed inoltre dobbiamo essere sicuri di avere qualche ora a disposizione, avvertendo moglie, amici e figli, che non ci siamo per nessuno fino a sera.

Sarebbe un peccato rovinare tutto ancora prima di cominciare, una vasca che ha tenuto per 10 anni, può collassare in un attimo per una distrazione.

Altre cose di grande utilità sono un paio di guanti in gomma, una bottiglia di acido muriatico da comprare in un qualsiasi supermercato, un paio di spugne nuove senza additivi vari o detersivi, un rubinetto dove prelevare l’acqua, un tubo di gomma (se riusciamo, meglio che si possa collegare ad una pompa, anche da acquari, poi vedremo il perché, svuotare una vasca da 200 litri a mano non è facile), una  paio di rotoli di carta da cucina, una cartuccia di silicone (io non mi sono trovato bene con i siliconi antimuffa) con relativa “pistola”, un pezzo di carta abrasiva (la più fine che trovate), una lametta da barba.

Una volta appoggiata la vasca al supporto, e tolto l’eventuale coperchio in plastica, “stacchiamo il filtro (in teoria potreste verificare che lo stesso sia a posto, ma visto che dovete lavorare tanto e spendere soldi per allestire l’acquario, vale la pena di staccare ed incollare di nuovo o il filtro stesso  o un filtro nuovo se quello vecchio non va). Possiamo ora dare una sommaria pulita con una spugna per togliere polvere e altro dai vetri in modo da poter meglio osservare i vetri e le siliconature, anche perché in caso di segni di fratture, segni di distacco di alcune parti di silicone, meglio forse abbandonare l’idea di ripristinare la vasca.

In caso di acquisto da un negoziante in svendita di una vasca usata, controllate prima lo stato della stessa (vetri, siliconature, coperchio, attrezzatura tecnica come riscaldatore e pompa)

A questo punto entra in scena l’acido muriatico, il nome fa impressione, ma se ci infiliamo i guanti e operiamo all’aria aperta, ed evitiamo schizzi e contatto con la pelle prolungato, non ci saranno problemi, se invece operiamo in un ambiente chiuso senza guanti e magari con 30 gradi, stiamo cercando guai.

Imbeviamo la spugna di acido muriatico, e cominciamo a fare le brave massaie, cercando di sgrassare bene e do togliere ogni residuo di incrostazioni.

In questo caso c’è un dilemma. C’è chi preferisce farsi vedere dalla moglie, e sentirsi dire “ma che bravo marito che ho”, con il rischio che la moglie stessa ci chieda di fare quello che stiamo facendo per l’acquario, anche con i mobili di casa (non con l’acido muriatico), oppure c’è chi non si fa vedere, non riceve complimenti, ma non rischia la pulizia dei mobili o peggio il lavaggio dei piatti.

Una volta terminato di passare la spugna, è il caso di osservare se ci sono incrostazioni che non se ne vanno, se così fosse, entra in gioco la lametta, con la moglie che vi dirà di usarla anche la mattina per farvi la barba.

Grattate ogni ulteriore incrostazione, tenendo la lametta perfettamente appoggiata in tutta la sua lunghezza ai vetri, in modo da non graffiarli.

Una volta completata l’operazione, date una ulteriore sgrassata con la spugna imbevuta di acido muriatico (ricordate che avete due spugne, usate sempre la stessa per l’acido muriatico, e tenete pulita la seconda).

A questo punto, con il famoso tubo di gomma, cominciate a riempire la vasca in modo da poterla sciacquare agevolmente, operazione utile anche per verificare che l’acqua rimanga dentro la vasca, e non sul pavimento.

Sciacquate abbondantemente, svuotate la vasca utilizzando magari una vecchia pompa, o il vecchio metodo del sifone, ricordando che oltre all’acqua all’interno della vasca c’è anche l’acido muriatico, quindi è da evitare l’aspirazione a bocca, meglio innescare il sifone con il metodo della nonna (si immerge il tubo nella vasca tenendo chiusa l’estremità, una volta che si raggiunge il fondo si apre il tubo, o con un sifone tipo quelli usati per travasare il vino, purché poi non lo usiate più.

Ripetete l’operazione di riempimento, risciacquo e svuotamento due volte, meglio tre, sfregano sui vetri in modo da eliminare tracce di acido.

Una volta compiute le operazioni, entra in scena la spugna pulita, che imbevuta di acqua, servirà per togliere eventuali ulteriori residui di acido o altro.

Asciugate la vasca con la carta da cucina, e godetevi uno spettacolo impensabile fino a 1 ora prima, vetri cristallini, e già la vostra immaginazione vede una bella nidiata di Ramirezi che sguazza felice nell’acquario.

Svegliatevi perché è ancora presto, siete a metà dell’opera, anche se da questo momento la strada è in discesa perché comincerete a vedere la vostra vasca piena di pesci.

Buon segno, la passione aumenta, quindi non rischiate di farvi prendere dal panico.

Arriva il momento di parlare del filtro. Prima di parlare dell’incollaggio dello stesso, una precisazione doverosa. Nel caso dobbiate acquistare un filtro nuovo, quando andate dal negoziante, verificate anche gli ingombri interni del coperchio, spesso il coperchio, con le rientranze dei vani tecnici e dei vani lampade, potrebbe toccare la parte superiore del filtro, per evitare quindi crisi isteriche, pensateci prima e verificate la cosa.

Io non l’ho fatto, ed infatti, sono stato molto vicino a sfasciare tutto dalla rabbia, 1 solo millimetro mi ha separato dall’isterismo.

A questo punto prepariamo il filtro, dando una bella “passata” con la carta abrasiva, sui bordi del filtro, sia quelli esterni che quelli interni (setti separatori), insomma tutte le parti che dovranno essere appoggiate al vetro. L’operazione serve ad eliminare quella patina liscia traslucida che impedirebbe un perfetto incollaggio del silicone. Mi raccomando, è una cosa importante, un perfetto incollaggio dura decenni, un incollaggio fatto come capita può durare tre giorni.

Una volta grattate le superfici del filtro, pulirle con  la spugnetta bagnata di acqua ed asciugare alla perfezione, magari aiutandosi con un asciugacapelli, tenuto a bassa temperatura e a debita distanza per non deformare la plastica.

A questo punto viene il bello, mettete preventivamente la vasca in posizione verticale, con la lastra di vetro alla quale dovete incollare il filtro appoggiata al tavolo, ed assicuratevi che sia perfettamente pulita, siate maniacali in questo, è importante.

Preparatevi dei pesi da appoggiare al filtro, un secchio pieno di acqua, dei blocchetti di ferro, dei libri  o qualsiasi altra cosa che non sia sporca e piena di roba che si può rovesciare.

Fate delle prove con il filtro senza silicone, in modo da prendere bene le misure, e “farvi l’occhio” con la posizione che il filtro dovrà avere durante la fase di incollaggio.

Prendete il filtro pulito, appoggiatelo ad un piano e spalmate il silicone sui bordi che si appoggeranno alla vasca (ripeto, sia quelli esterni che quelli divisori interni), cercate di essere abbastanza veloci, senza combinare guai, anche se comunque il silicone si lavora bene per 10 minuti (leggete comunque le istruzioni).

A questo punto girate il filtro ed appoggiatelo al vetro di cui abbiamo parlato prima, tenerlo fermo con una mano, mentre con l’altra appoggiate i pesi sopra il filtro stesso, controllando nel frattempo che il filtro sia nella giusta posizione, a questo punto vorreste avere 4 mani, ma ne avete solo due, magari fatevi aiutare da un amico, ma solo per questa operazione, perché le altre si possono fare da soli, lavorare in due su un oggetto di 1 metro quadrato può essere deleterio.

E poi, volete mettere il poter dire a tutti in futuro “l’ho fatto tutto io”.

Se siete maniaci eliminate le sbavature del silicone, se non siete maniaci e volete essere sicuri, appena il silicone sarà un po’ indurito piegatelo un po’ in modo da andare a ricoprire il bordo del filtro e aumentare l’efficacia dell’incollaggio.

Ora potete essere felici, perché vostra moglie vi guarda dalla finestra come guarderebbe un gatto che prova a prendersi la coda, ma voi, che non avete paura di niente, ce l’avete fatta.

Ora subentra l’ansia da allestimento, ma questo è un altro capitolo dell’avventura, anche perché in mezzo ci sono ancora 48 di attesa perché il silicone si asciughi.

Cosa pensavate……di avere già finito??????