RIPRODUZIONI

IL NEON (Paracheidon innesi)

di Andra Margutti


Il neon, da non confondersi con il tubo fluorescente, è uno dei pesci più conosciuto ed apprezzato da noi appassionati acquariofili, sia per la livrea accattivante, che per le sue attitudini alla vita di branco. Date le sue ridotte dimensioni, è un pesce che può vivere anche in piccoli acquari. In vasche di dimensioni maggiori basta inserirne un gruppo di 20-30 esemplari per avere un ottimo risultato.

 Il pesce neon, scientificamente chiamato Paracheirodon innesi, appartiene alla famiglia dei characidae. Le dimensioni, solitamente, si aggirano dai 2-3 centimetri fino ad un massimo di 4, anche se per arrivare a tali dimensioni bisogna essere in possesso di esemplari sani e nutriti correttamente sin dai primi mesi di vita. Per questo occorre mettere a loro disposizione una vasca non troppo piccola, e nutrirli in modo completo e abbondante, in particolare con mangimi vivi o surgelati. La caratteristica tipica di questi pesci è la striscia color azzurro-turchese che sembra un’insegna al “neon”. Sotto questa c’è una banda rossa, che percorre la metà posteriore del pesce. La parte anteriore del ventre è bianco-argento. Il dorso è scuro con riflessi metallici, tendenti al verde oliva. Le pinne sono trasparenti e incolore.

Naturalmente, come per tutti i pesci che vivono in acquario, i colori possono essere leggermente falsati dall’ illuminazione artificiale, che di norma non rispecchia sempre la luce naturale. La forma del corpo è a siluro, non molto snella, con sezione tondeggiante. Pinne spostate tutte (a parte le pettorali) nella metà posteriore del corpo, coda bilobata, bocca piuttusto piccola, occhi grandi. In natura si può trovare P. innesi nella parte occidentale del bacino del Rio delle Amazzoni. Questo pesce si adatta molto bene a tutti i tipi d’acqua, sempre che non si tratti di specie selvatiche. Per ottenere degli esemplari belli e sani è consigliabile tenere valori d’acqua intorno a 8°-10° dGH (durezza totale) e un pH attorno 6,5-7. Ovviamente in natura vivono in acque molto diverse (dGH inferiore ad 1° e pH 5,5-6,5) ma visto che i pesci offerti nei negozi, sono per la maggior parte di allevamento, risulta  abbastanza inutile cercare quei valori riscontrati in natura. 

Con la mia esperienza, posso dire che i valori da me sopra citati sono ottimali e possono offrire molte soddisfazioni. P.innesi non ha particolari esigenze di alimentazione ed accetta tranquillamente la maggior parte dei mangimi secchi e non. Il Neon ha un comportamento vivace ma non aggressivo, a volte se nutrito poco, può disturbare pesci con pinne lunghe. E’ consigliabile tenerlo in gruppi di almeno 4-5 elementi, essendo un pesce di branco. Quando si introducono i neon appena acquistati, in vasche dove si trovano pesci di grandi dimensioni, ad esempio scalari adulti, ci può essere il rischio che i nuovi neon vengano divorati da questi, anche se nell’acquario vi sono già dei neon di vecchia data e mai disturbati dagli scalari. Di norma, ciò succede se vengono acquistati esemplari non troppo grandi e se i pesci, nella vasca di destinazione, non vengono alimentati in maniera adeguata. La temperatura ideale è intorno ai 24-25 gradi.

  Per la riproduzione di questi pesci, in particolare ed in generale per tutti i pesci, è fondamentale conoscere il più possibile il biotopo naturale in cui vivono. In natura, quando i neon si apprestano alla riproduzione, si spostano in zone dove l’acqua è molto acida e di colore marrone scuro. Il fondale è solitamente ricoperto da fogliame, rami ed altri detriti. Questo ci porta a delle conclusioni che andremo ad analizzare in seguito. Prima di tutto, per iniziare la riproduzione di questi pesci, è necessario riconoscere i maschi dalle femmine. Per riconoscere le differenze, basterà alimentarli in modo corretto, in questo modo sarà più facile riconoscere il maschio che avrà il corpo più snello della femmina. Questa specie non presenta un particolare dismorfismo sessuale qundi si può procedere nei seguenti modi.

  1)      questi pesci, a mio modo di pensare, normalmente non costituiscono coppie fisse, perciò basta catturare un maschio ed una o due femmine, in modo casuale e separarli dal resto del gruppo. In oltre è importante che i pesci abbiano raggiunto la maturità sessuale, questo lo si nota quando nel gruppo vi sono dei bisticci facili da notare;

  2)      se non si adotta il primo metodo, allora è necessario osservare attentamente il gruppetto di pesci nella prima mattinata, perchè di norma, se il giorno precedente ci sono stati dei bisticci si potranno notare pesci che guizzano da una parte all’altra della vasca e si osserverà, che ogni tanto, due di loro si isoleranno tra le piante, affiancandosi uno all’altro e fremendo per uno o due secondi. Dopodichè, nell’istante in cui si allontaneranno, si potranno notare le piccolissime uova trasparenti cadere sul fondo. 

Di solito purtroppo intervengono subito gli altri pesci che divorano le uova. A questo punto però, individuata la coppia la si catturerà per isolarla dal resto del gruppo, a mio avviso è il metodo più sicuro ma anche più problematico per chi tiene i pesci in una vasca di comunità. Se poi vi sono piante e la vasca è grande, diventerà molto difficile a catturare la coppia. Secondo me, la riproduzione di P.innesi non è poi così difficile come si dice, ma è necessario avere una certa preparazione acquariofila ed adottare alcuni accorgimenti particolari per riuscire nella riproduzione in genere. 

  Nel caso specifico, una volta separata la coppia o un maschio e due femmine, come ho fatto io per riprodurre questi pesci, è utile tenerli per un pò di tempo in vasca da soli, in questo modo si potranno nutrire per bene, anche se certi autori sostengono che bisogna separare i maschi dalle femmine, ed altri che, se non restano insieme, la prima deposizione risulterà vana. Io uso il secondo metodo, perciò quando si vedrà la femmina con il ventre gonfio di uova, si potrà trasferire i riproduttori nella vaschetta di riproduzione. Per inciso anche se io adotto questo metodo non significa che altri non siano altrettanto efficaci se non migliori. Quando si decide il trasferimento nella vasca parto, è molto importante non somministrare cibo nelle ventiquattro ore prima del trasferimento, in questo modo la coppia inquinerà meno l’acqua con eventuali escrementi.

 Il trasferimento deve essere fatto di sera. Come vaschetta da riproduzione io utilizzo una vaschetta in plastica trasparente di circa 10 litri, in cui è stato realizzato un piccolo filtro interno a scomparti. Per la preparazione dell’acqua, che è di vitale importanza per il buon esito della riproduzione, si può procedere in vari modi. Io uso una miscela di acqua di rubinetto e distillata, la quale deve avere un valore finale di durezza totale di 1 o al massimo 2 gradi. Questa miscela viene versata nella vaschetta da riproduzione, dopodichè, carico il piccolo filtro con un pò di lana sintetica e della torba in granuli. Il tutto viene fatto funzionare con un areatore o una pompa regolabile, facendo circolare l’acqua, anche velocemente, per 3 - 4 giorni (anche meno). Così facendo, si otterrà un’acqua di color marroncino (come i luoghi naturali di riproduzione).

  A questo punto, si potrà anche eliminare la torba dal filtro, lasciando solo la lana sintetica e regolando l’areatore in modo da ottenere un movimento dell’acqua lento. Dopodichè si dovrà inserire una rete di plastica con maglie non troppo larghe (facendo attenzione che i pesci non riescano a passare e neppure che rischino di incastrarsi tra le maglie)  la quale verrà posta sul fondo lasciando un po’ di spazio tra il fondo e la griglia. Ciò servirà per evitare che i genitori non si cibino delle uova cadute sul fondo durante l’accoppiamento. Come arredi uso un sasso ( non calcareo) che sfrutto principalmente per tenere a dimora la rete e in piccola parte come riparo per i riproduttori. La temperatura ottimale è intorno ai 23-24 gradi, ma ho notato che anche con temperature diverse si raggiungono discreti risultati. 

Come detto i riproduttori li inserisco alla sera e il mattino seguente di solito avviene la deposizione, in caso negativo si possono lasciare i riproduttori per un altro giorno e vedere se il mattino dopo si riproducono, in caso negativo si rimettono i pesci nella vasca di origine e si ritenta con una’altra coppia. In caso di deposizione, si tolgono i riproduttori e si trasferiscono nella vasca di origine e in queste fasi si deve fare attenzione agli sbalzi ti temperatura e di Ph, questa operazione si può fare in modo periodico, calcolando che una coppia se alimentata bene, e questo non significa abbondantemente, si riproduce ogni otto-dieci giorni, anche se è necessario far riposare la coppia per un po’ di tempo, perché a mio avviso hanno la tendenza a stressarsi, con la conseguenza di un rischio maggiore di malattie.  

Tornando alla vasca dedicata alla riproduzione e al momento della deposizione, è consigliabile aspirare la uova facendo una sifonatura, utilizzando anche un tubino dell'aria. Nel frattempo è conveniente separare le uova ammuffite dalle altre. Solitamente, trasferisco le uova in una vaschetta di un paio di litri e anche meno, in cui applico una pietra porosa senza però provocare un eccessivo movimento dell'acqua. In questa vaschetta sostituisco la maggior parte dell'acqua di riproduzione con acqua nuova, con le stesse caratteristiche. Facendo questo si eliminano i residui lasciati dai riproduttori. Tenendo sempre le uova lontano dalla luce diretta, si aspetta la schiusa che avviene dopo circa ventiquattro ore. Dopo circa quattro, cinque giorni i piccoli avannotti cominceranno a nuotare.

 A questo punto inizia la parte più delicata, in quanto, inizialmente si dovrà somministrare dosi abbondanti, ma non eccessive, di infusori. Il giorno sucessivo sarà il momento dei rotiferi e circa dopo un altro giorno o due si comincerà a somministrare dei naupli di artemia salina. Molto importanti sono la frequenza di alimentazione, minimo tre volte al giorno, ed i cambi parziali d'acqua. Questi ultimi sono fondamentali, specialmente quando cominciamo a somministrare le artemie saline. Nel frattempo si potrà, con molta calma, cominciare a diluire l'acqua di riproduzione con comune acqua di rubinetto. Diluizione da fare nell'arco di un mese circa (anche meno), inoltre si potrà anche gradualmente aumentare il volume del contenitore in cui risiedono gli avannotti.

  Con questo sistema, sono riuscito a portare in età adulta, circa tre mesi, una settantina di avannotti da una deposizione di un centinaio di uova. Come alimentazione, si dovranno somministrare delle artemie per circa un mese, poi gradualmente si passerà al mangime secco e ad altri tipi di mangime. Gli avannotti, dopo cinque giorni dalla deposizione, non temono più la luce diretta, ma è consigliable tenere un'illuminazione non troppo intensa e lasciare qualche zona in penombra. Ci vorrà un po’ di pratica, un po’ di esperienza e pazienza, ma ottenuto il risultato si avranno delle grosse soddisfazioni. Chi ha esperienza di riproduzione, avrà molti meno problemi, specie se ha già riprodotto pesci che depongono le uova liberamente nell'acqua, in quanto vi sono molte altre specie che si riproducono in modo simile.

 

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Embrione di P.innesi

 

 

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Embrione

(dimensioni)

 

 

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dopo 2 giorni

 

 

 

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dopo tre giorni

 

 

 

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dopo 4 giorni

 

 

 

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dopo 5 giorni

vista dall'alto

 

 

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dopo 5 giorni

vista dal lato

 

 

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dopo 6 gioni

vista dall'alto

 

 

 

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Uova ammuffita